Vi ho già parlato di B CORP e Società Benefit: due concetti ben distinti, anche se una non esclude l’altra.
Il mio interesse per questa nuove forma societaria è cresciuto conoscendo nel 2017 la realtà torinese della Reynaldi S.r.l S.B., nella persona del dr. Marco Piccolo. Con lui ho avuto recentemente modo di dialogare su questi temi, e condividerò con voi quanto è emerso.
B CORP
B CORP è una certificazione di qualità nata negli Stati Uniti. Per ottenere tale certificazione, le aziende devono sottoporsi ad un assessment corto (mezz’ora) o lungo, comunque gratuito, al termine del quale viene assegnato un punteggio. Solo se si superano gli 80 punti, l’azienda ottiene la certificazione B Corp. Su 70mila aziende che hanno richiesto la certificazione, ad oggi solo il 10% di esse l’ha ottenuta.
L’ente certificatore è unico per tutto il mondo, ed è “B Lab”; questo aspetto garantisce un maggior controllo. Inoltre essere B Corp offre una serie di vantaggi: eventi, formazioni, filiere che aiutano le aziende e danno loro maggior visibilità e autorevolezza nel settore in cui operano.
Società Benefit (S.B.)
Le Società Benefit sono una realtà tutta italiana, siamo infatti il primo Paese al mondo ad avere una tale legislazione. In questo caso, non parliamo di una certificazione, ma di una particolare forma societaria, introdotta dal nostro legislatore nella Legge di Stabilità 2016. L’azienda che vuole essere una Società Benefit deve modificare il proprio statuto e la propria ragione sociale. Nello statuto devono essere indicati gli obiettivi “no profit” dell’azienda e deve essere indicato un referente che monitori i dati e li inserisca nel bilancio annuale. Nella ragione sociale va inserito il termine “Società Benefit”.
L’azienda in questione sostanzialmente si auto-valuta e si auto-conferisce la definizione di Società Benefit; non esiste ancora in Italia un organo di controllo che confermi l’effettiva presenza di quei caratteri che fanno di una società “normale” una Società Benefit a tutti gli effetti.
Non esiste neppure un modello di autocertificazione standard a cui fare riferimento; al limite ci si può “ispirare” a quello per le B Corp (BIA), come peraltro ha fatto l’azienda di cui vi parlerò ora.
In base a documenti della Commissione Europea, risulta che le Società Benefit hanno un tasso di crescita del 10% superiore alle medie di settore.
Reynaldi S.r.l.: la storia
Come ci racconta il dott. Marco Piccolo, la Reynaldi S.r.l. è un’azienda a conduzione familiare nata nel 1980 da una brillante intuizione della dott.ssa Maria Grazia Reynaldi, fondatrice ed attuale Direttore Tecnico. Della compagine aziendale fanno parte i due figli della dottoressa, lo stesso dott. Marco Piccolo ed il dott. Andrea Piccolo, rispettivamente direttore marketing e direttore di produzione, e le due nuore della fondatrice: la dott.ssa Grazia Massa e la dott.ssa Laura Patrucco (responsabili dell’amministrazione e della logistica).
Il core business aziendale è la progettazione e produzione di cosmetici naturali per vendita diretta e conto terzi.
Nasce come un piccolo negozio con annesso laboratorio nell’hinterland torinese, per poi espandersi ed aprire più punti vendita. Negli anni ’90, a causa dei cambiamenti di mercato, le vendite subiscono un calo. E’ proprio in quel contesto che si matura la decisione di produrre conto terzi. Una scelta che si rivela vincente, visto che il business riparte ed i collaboratori sono, ad oggi, 34.
Reynaldi S.r.l. Società Benefit (S.B.)
La decisione di autocertificarsi Società Benefit non tarda ad arrivare, poiché, come ci dice lo stesso Marco Piccolo, significava formalizzare e comunicare ufficialmente ciò che già c’era e veniva fatto.
Per l’autocertificazione è stato preso come modello di riferimento quello utilizzato per la certificazione B Corp (che peraltro intendono conseguire a breve).
Tale cambiamento è stato subito comunicato a tutti i collaboratori, affinché diventasse una scelta il più possibile condivisa e desse maggiore motivazione nell’espletamento delle mansioni quotidiane.
Diventare Società Benefit era ed è un mezzo per raccontare l’azienda e farla raccontare da un nuovo punto di vista: quello dei progetti sociali in cui è impegnata e di conseguenza il suo legame con il territorio in cui opera.
Non vi sono, ad oggi in Italia, particolari vantaggi, né fiscali né di altra natura, nell’essere Società Benefit, se non il fatto di avere una maggiore visibilità agli occhi dei consumatori e del mercato in generale. E’ un modo per dare un futuro all’azienda.
Reynaldi S.r.l.: gli obiettivi di una S.B.
L’obiettivo primario, continua Marco Piccolo, non è sicuramente il profitto, che comunque deve esserci.
Una Società Benefit mira innanzitutto alla sostenibilità sociale ed ambientale. Mira inoltre alla costruzione di un sistema in grado di auto-sostenersi con le proprie risorse, in cui tutti i componenti lavorino insieme per creare valore, non solo monetario. La collaborazione e lo scambio sociale sono alla base del vero cambiamento strutturale della società.
Quasi per caso, sono nate importanti collaborazioni con associazioni e strutture sia italiane che straniere. Basti pensare a quella con una missione africana del Burkina Faso, in cui alcune donne lavoratrici estraggono e lavorano il burro di karité che la Reynaldi acquista al prezzo europeo per le sue produzioni. Si tratta di un rapporto alla pari, dove non prevale l’assistenzialismo ma la cooperazione ed il giusto scambio: si paga un lavoro ben fatto.
La Reynaldi, che pur fa opere di donazioni in casi e momenti particolari, sostiene che è necessario instaurare un rapporto di lavoro con le diverse realtà proprio per dare dignità al lavoro e ai lavoratori; si deve produrre, e produrre bene, per avere la giusta remunerazione. Regalare significa non insegnar nulla e soprattutto non dare quel futuro che invece c’é con il lavoro.
Il focus aziendale deve essere sul progetto e non sul prodotto.
Reynaldi S.r.l.: le prospettive di una Società Benefit
Come abbiamo visto, la Reynaldi segue più progetti, in Italia e all’estero, in collaborazione con associazioni come il Gruppo Abele ed Emergency, il programma di alternanza scuola-lavoro con l’istituto Russel Moro di Torino e diverse altre iniziative locali, perché questo è lo scopo di una Società Benefit: arricchire il territorio in cui opera.
Riprendendo il concetto espresso nel paragrafo precedente, la sostenibilità sociale ed ambientale “salverà il mondo”. Se fino a qualche anno fa le materie prime non erano un problema, oggi sono decisamente più scarse ed il loro riutilizzo è indispensabile. Ecco perché l’economia circolare non è una moda del momento.
La Reynaldi, ad esempio, ha acquistato un macchinario da 70mila euro (ammortizzabile in due anni e mezzo) che le permette di risparmiare quasi il 100% di acqua; risparmio di materia e di denaro, visto che le materie prime hanno un costo importante.
Secondo Marco Piccolo ci sarà sempre più bisogno di imprenditori “illuminati” capaci di sacrificare “un po’ dell’oggi” a favore “del domani”, nel rispetto della società e del pianeta. Ci sarà anche bisogno di managers preparati che aiutino le aziende del no profit a diventare economicamente sostenibili. Un ottimo supporto può arrivare da fondi europei: questi devono però essere solo un trampolino di lancio per progetti destinati ad auto-sostenersi oltre le sovvenzioni pubbliche.
La spinta decisiva per far nascere vere Società Benefit potrebbe arrivare da “occasioni lavorative” che, a parità di condizioni, favoriscano proprio questo genere di società.
…Insieme ad un buon grado di vigilanza che non fa mai male!