Alzi la mano chi conosce gli SDGs. Sicuramente non sono completamente sconosciuti, almeno non per tutti. Qualche nozione è sicuramente filtrata. Resta comunque il fatto che di determinati argomenti si parla ancora molto poco; troppo spesso sono notizie riservate a pochi addetti ai lavori interessati all’argomento. La maggior parte della popolazione ignora completamente l’esistenza di trattati e accordi, obiettivi e risultati che hanno però un impatto diretto e determinante sulla quotidianità di tutti noi, ospiti di questo bellissimo pianeta Terra.
E, come sempre, la finanza può essere di grande aiuto per queste cause; vediamo come.
COSA SONO GLI SDGs
A questo punto, la prima cosa da fare è capire che cosa sono gli SDGs. Si tratta di un acronimo inglese che sta per Sustainable Development Goals (che potremmo tradurre come Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) e si può dire che siano degli obiettivi più specifici rispetto ai più noti parametri ESG. Possono essere visti come un ampliamento dei criteri ESG.
Nel settembre del 2015 i rappresentanti di 190 Paesi si sono riuniti alle Nazioni Unite per sottoscrivere un impegno comune nel raggiungimento di obiettivi ben definiti di sviluppo, benessere e protezione dell’ambiente.
E’ stato stilato un vero e proprio elenco in 17 punti da perseguire entro e oltre il 2030:
1) eliminare la povertà
2) sconfiggere la fame
3) garantire salute e benessere
4) garantire a tutti una buona qualità dell’educazione
5) raggiungere l’uguaglianza di genere ed annullare ogni tipo di discriminazione
6) garantire a tutti accessibilità ad acqua pulita e assistenza sanitaria
7) disporre di energia pulita ed accessibile a tutti
8) garantire un lavoro dignitoso e una crescita economica sostenibile
9) industrie, innovazione ed infrastrutture sostenibili
10) ridurre le disuguaglianze
11) realizzare città e comunità sostenibili
12) realizzare modelli sostenibili di produzione e consumo
13) promuovere azioni per combattere il cambiamento climatico
14) salvaguardare i mari e la vita marina
15) salvaguardare la vita sulla terra e protezione degli ecosistemi
16) pace, giustizia ed istituzioni forti
17) rafforzare le partnership per la realizzazione degli obiettivi indicati.
Di carne al fuoco ce n’é parecchia, sembra quasi che nel 2030 avremo un mondo perfetto. Probabilmente così non sarà: ciò che conta è cominciare ad intraprendere la giusta via.
Per fare ciò servono, come sempre, quantità considerevoli di denaro; ed è a questo punto che entra in gioco la “finanza buona” quella che “vede al di là del proprio naso” e che ben sa che la sostenibilità paga sempre.
GLI SDGs BOND
L’orizzonte temporale del 2030 non è poi molto lontano e allora è necessario “agire” rapidamente.
Già solo per la realizzazione di aree urbane sostenibili ed inclusive (punto 11) si stima esserci un fabbisogno di circa 5 trilioni di dollari. La via migliore per raggiungere l’obiettivo è l’emissione di green bond, anche “municipali”. Si tratta di obbligazioni verdi emesse da enti locali, quali i comuni, le province e le regioni. Oltre ad enti statali, i green bond possono essere emessi anche da soggetti privati, a patto che vadano a finanziare progetti green su scala urbana.
Sebbene questo strumento finanziario sia andato via via crescendo, con un incremento importante di valore a livello globale, le emissioni su scala municipale sono ancora fortemente minoritarie. I Paesi in cui il successo è maggiore sono gli Stati Uniti e il nord-Europa, Svezia in testa, che ha emesso un bond triennale da 300 milioni di euro.
In Italia gli SDGs BOND di emissione locale praticamente non esistono e, sebbene vi sia il supporto di una legge del 1994, le difficoltà operative restano forti: problemi di bilancio delle municipalità, scarsa conoscenza tecnica del prodotto, dimensione delle emissioni che, per volumi, non riesce ad attrarre investitori di rilievo (fondi pensione in testa).
IN BREVE IL CASO CalPERS (USA)
CalPERS (California Public Employees’ Retirement System) è il maggior fondo pensione californiano. Esso sta iniziando un esame di conformità degli strumenti contenuti nel suo portafoglio ai 17 obiettivi di cui sopra (SDGs). La chiave di volta sta nel trovare il modo di introdurli nell’analisi finanziaria degli investimenti al fine di comprenderne l’impatto sui portafogli.
A tal fine, il CdA del fondo ha incaricato ad inizio gennaio un team di analisti, i cui risultati dovranno essere resi noti nel corso della prossima riunione di luglio.
Data per certa l’autorevolezza dei 17 principi/obiettivi enunciati, ciò che resta da fare è comprenderne l’impatto sui portafogli.
L’attuazione degli SDGs genererà un impatto reale sugli investimenti e la finanza gioca un ruolo decisamente attivo in tale contesto. Le motivazioni del mondo finanziario ad assumere questo ruolo attivo sono riportate nel documento “SDG Investment Case”, elaborato dall’UN PRI (l’organizzazione ONU che segue l’andamento degli SDGs) in collaborazione con PwC .
CalPERS ha maturato la decisione di implementare gli SDGs poiché il piano strategico di investimenti sostenibili potrebbe non bastare. Si rende necessario ampliare il concetto di rischio, includendo tra gli obiettivi posti, ad esempio, la riduzione delle ineguaglianze sociali (punto 10) e la gender equality (punto 5).
La commissione delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) ha calcolato che per raggiunge gli SDGs occorreranno annualmente tra i 5mila e i 7mila miliardi di dollari, cifra che non può però solo arrivare dal settore pubblico. E’ necessario un congruo supporto di grandi investitori privati, come appunto i fondi pensione.
Il grande ostacolo resta fondamentalmente uno: riuscire a calcolare l’impatto di questi obiettivi in finanza e, più precisamente, sui singoli portafogli. Nel momento in cui si sarà riusciti a realizzare un sistema preciso ed affidabile di analisi, anche la reperibilità di fondi per un sviluppo sostenibile a tutto tondo probabilmente sarà più semplice. E sicuramente, nei prossimi mesi, seguiremo insieme gli sviluppi di queste positive innovazioni finanziarie.