A ottobre 2022 ho avuto il piacere di partecipare al meeting annuale dell’Efpa, l’associazione europea dei consulenti finanziari, che ha certificato negli ultimi anni le mie competenze sia come operatore del settore finanziario che come consulente specializzato in finanza sostenibile.
E’ stata un’occasione importante, anche perché l’evento si è tenuto in presenza, dopo due anni, nella bella cornice del Centro Congressi di Villa Vittoria a Firenze. E poi è stata l’occasione per ascoltare analisi, interventi, riflessioni, utili soprattutto in un momento di mercati turbolenti come si è rivelato il 2022
Stai tranquillo, non ti parlerò delle opportunità del mercato obbligazionario, di lotta all’inflazione e aumento dei tassi (se vuoi informarti e dialogare su questi argomenti, scrivimi in privato). Ma di un film. Perché fra i relatori, in un intervento legato alla comunicazione, è intervenuto il prof.Gianni Canova, rettore della Libera università di lingue e comunicazione IULM e critico cinematografico. E mi ha fatto conoscere il film Joy.
LA FIABA DEL SOGNO AMERICANO
Tornato a casa, l’ho inserito nella lista dei film da vedere. E ho approfittato delle vacanze natalizie per godermi la visione. Gli spunti di riflessione che mi ha suscitato e che ora voglio condividere con te sono diversi da quelli del prof.Canova.
Il film, del 2015, racconta la storia di vera di Joy Mangano, interpretata da Jennifer Lawrence. Joy è stata l’inventrice del “mocio” e imprenditrice affermata. Una storia a metà fra l’incarnazione del sogno americano, dove determinazione, disciplina, creatività sono premiati prima o poi dal successo. E una novella Cenerentola. Figlia di genitori separati (il padre interpretato, come sempre in maniera magistrale, da Robert De Niro) e separata con una figlia da un marito nullafacente, Joy ha dimostrato fin da bambina capacità creative. Che sono sempre state incoraggiate dalla nonna, voce narrante del film e figura d’equilibrio in una famiglia un po’ svalvolata. E che la faranno diventare un’inventrice affermata.
AFFARI DI FAMIGLIA
Non ti rivelo la trama del film, che ti invito a vedere. Ma avrai già capito che la famiglia ha un ruolo particolare in questo film. E nella vita della Mangano. Che si rivolgerà al padre e in particolare alla sua attuale compagna (interpretata da Isabella Rossellini) per avere appoggio operativo e finanziario per la sua start-up. Che vedrà coinvolta la sorellastra invidiosa.
Proprio il contesto familiare mi ha portato a pensare alla realtà della piccola media impresa italiana, che ha la natura di impresa di famiglia.
Infatti le aziende familiari italiane rilevate dalla sistema delle Camere di Commercio sono circa 101.000 e rappresentano circa il 65% delle aziende in Italia. Con una concentrazione maggiore al Sud, dove il 75% delle aziende sono a conduzione familiare, e nel settore industriale e edile, dove sono oltre il 75% dei casi. E, nella speciale classifica che Deloitte ha redatto circa I Paesi che ospitano le prime 500 società familiari al mondo, l’Italia risulta al settimo posto. Anche se poi la maggioranza delle imprese familiari sono di piccole dimensioni
GIOIE (E DOLORI) DELL’AZIENDA FAMILIARE
Lavorare con i propri cari può costituire un’esperienza positiva. Se alla base del rapporto lavorativo c’è una relazione personale e dinamiche familiari improntate all’equilibrio e all’armonia. E’ sicuramente motivante per un imprenditore coinvolgere i propri familiari nell’avventura che la passione lo spinge a vivere quotidianamente. E’ ancor più speciale costruire da zero con i propri cari una realtà aziendale, e condividerne i successi e le fatiche.
Nello stesso tempo, non è sempre facile. innanzitutto deve regnare l’armonia di cui sopra. E sappiamo come le dinamiche cambiano col tempo anche nelle “famiglie del Mulino Bianco”.
Inoltre il trend demografico del nostro Paese si rispecchia nel panorama delle aziende familiari italiane. Dove i patriarchi ultra-settantenni sono passati nell’ultimo decennio dal 17 al 25,5%. E, nonostante il 62% dei leader di aziende familiari in Italia auspichi di passare ai propri discendenti il testimone, solo nel 9% dei casi questo passaggio viene pianificato e preparato preventivamente. Con la conseguenza che meno del 30% delle aziende familiari italiane supera il terzo passaggio generazionale.
FACCIAMO UN PATTO
Franco è un imprenditore, ha 72 anni e 3 figli, Giacomo, Filippo e Elisa. Mentre Giacomo e Elisa, dopo gli studi universitari, lo hanno affiancato nella crescita dell’azienda, Filippo si è laureato in medicina e ha fatto carriera come specialista e professore universitario, disinteressandosi dell’azienda. Franco si sta interrogando su come poter garantire la continuità dell’azienda, lasciando le proprie quote a Giacomo e Elisa, senza creare contrasti con Filippo. Consigliato dal suo consulente finanziario, in team con il commercialista e il notaio di fiducia, Franco sceglie di trasferire le proprie quote ai due figli collaboratori tramite il patto di famiglia.
Si tratta di un contratto, disciplinato dal Codice Civile, con cui un imprenditore può trasferire tutta o parte di un’azienda a uno o più discendenti. E che presenta notevoli vantaggi.
FUTURO CONTINUO
Perché così tutti i membri della famiglia possono condividere la vision dell’azienda. e percepire meglio il loro ruolo all’interno. Inoltre il passaggio viene fatto in maniera graduale e non improvvisa e traumatica. Infatti non partecipano solo i discendenti beneficiari del trasferimento di quote. Ma anche il coniuge e tutti quelli che sarebbero legittimari qualora in quel momento si aprisse la successione. Chi non riceve le quote deve essere liquidato dai beneficiari ricevendo una somma pari al controvalore delle quote: quindi, nel nostro caso, Filippo non rimane a bocca asciutta.
E ci sono due ulteriori plus di questo istituto contrattuale. In primo luogo, il risparmio fiscale derivante dall’esenzione delle imposte di successione. E poi la revocabilità di questo contratto. Se Giacomo o Elisa decidono di cambiare vita, di trasferirsi all’estero o altro, Franco può tornare sui suoi passi.
UN PATTO BENEFIT
Pensiamo anche al caso delle imprese che hanno intrapreso un percorso di sostenibilità e alle società benefit. Col patto di famiglia, il leader anziano può adottare il patto di famiglia per scegliere, fra i discendenti, chi dia maggiori garanzie di mantenere l’impegno per il bene comune contenuto nell’oggetto sociale. E quindi potremmo dire che il patto si allarga dalla famiglia alla comunità.
Se desideri saperne di più, puoi scrivermi a mauro.ventura@finanzaresponsabile.it : sarò felice di risponderti e di darti supporto, insieme ai professionisti (commercialista e studio notarile) con cui collaboro regolarmente.