Paese che vai, sostenibilità che trovi
Le statistiche non mentono: l’Europa con le sue aziende resta il continente più virtuoso in tema di sostenibilità, ovvero attenzione ai fattori ambientali, sociali e di governance.
Al contrario, gli Stati Uniti sono tuttora una nazione che davvero ha ancora molto da cambiare per raggiungere standard adeguati; prima di tutto forse proprio la mentalità e, di conseguenza, l’approccio ai suddetti fattori.
LA SITUAZIONE EUROPEA ED I PARAMETRI DI MISURAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’
La sostenibilità delle aziende europee è fuori discussione; gli stati in cui vi è una maggiore concentrazione di strutture attente all’impatto ambientale, sociale e di governance del proprio operato sono in particolar modo i Paesi nordici.
Questo è il risultato di un’analisi annuale effettuata da Morningstar, il Morningstar Sustainability Atlas, che si basa sulla misurazione del grado di responsabilità sociale di imprese quotate su 46 listini (rappresentanti il 97% della capitalizzazione mondiale).
In breve, si tratta di una statistica, di una classifica, in cui i parametri di valutazione (di sostenibilità) sono due:
– l’ESG score
– l’indicatore di controversie.
Il primo misura l’impatto ambientale, sociale e di governance dell’operato delle aziende, mentre il secondo rileva incidenti che possono generare minacce per l’ecosistema, piuttosto che per le comunità locali e, quindi, lo stesso business. Quest’ultimo rende negativi molti mercati, Europa inclusa; i peggiori in tal senso sono: Regno Unito, Svizzera e Corea del Sud.
L’EUROPA NEL DETTAGLIO
Parliamo un po’ di posizioni in classifica: chi è più bravo e chi è rimandato in sostenibilità?
Al primo posto risulta il Portogallo, che rimane il mercato con il Sustainability score più alto; al secondo posto segue la Danimarca.
E l’Italia? Purtroppo perde qualche posizione, e passa da un punteggio di 58,3 a 52,8. Non si tratta di un abisso ma i passi indietro non fanno mai bene, soprattutto perché rispecchiano una situazione che va peggiorando. Cosa è successo? Vi è stato un leggero aumento dell’indicatore di controversie ed una contemporanea contrazione dell’ESG.
IL RESTO DEL MONDO
Il Paese extra-europeo più virtuoso è l’Australia.
In Asia, guadagna posizioni Taiwan, mentre a fondo classifica troviamo invece la Corea del Sud, la Russia, la Cina ed il Medio Oriente.
Oltre oceano gli Stati Uniti, all’avanguardia per determinati aspetti, faticano invece molto nel raggiungere un punteggio “degno” in sostenibilità. Sotto i 45 punti, restano il peggior mercato sviluppato in termini di sostenibilità, dopo Singapore.
NON TUTTO IL MONDO E’ PAESE
Cosa ci fa vedere questa analisi?
Che le differenze esistono, ed anche importanti, fra una nazione e l’altra. E che gli stati economicamente più avanzati in taluni casi hanno fatto pagare un prezzo elevato in termini di impatto ambientale e sociale: prezzo che deve ancora essere scontato.
Un ultimo elemento da sottolineare: sempre di più si parlerà del peso delle controversie e della capacità di risolverle, a mio avviso fattore fondamentale per capire se un’azienda ha un serio piano di sviluppo sostenibile o sta improvvisando una maldestra operazione di greenwashing