Dall’altra parte della violenza
Gender gap, diversità di genere.. Argomenti di cui ho parlato nell’articolo della scorsa settimana, riprendendo il tema del mio recente webinar del 12 maggio. All’interno della serata, oltre a Enrica Bruneri, ho avuto come mia ospite l’avv.Giulia Gineprini, non in qualità di legale, ma di presidente dell’Organizzazione di Volontariato “L’Altra Riva”.
Puoi leggere di seguito una sintesi della nostra conversazione.
Buonasera Giulia, ci puoi raccontare di cosa si occupa l’Altra Riva?
Grazie Mauro. Prima di risponderti volevo ringraziarti per avermi invitato Sono molto contenta di essere qui stasera. L’associazione “L’Altra Riva” si occupa di tentare il contrasto della violenza di genere nelle relazioni. E’ un’associazione che è nata già da diversi anni e si occupa di diversi progetti in ambiti differenti.
Innanzitutto ci occupiamo del supporto delle persone che si rivolgono a noi perché hanno subìto delle violenze: quindi al nostro interno abbiamo sia legali che psicologhe, praticamente tutte donne, e counselor. E la nostra filosofia è di tentare una presa in carico più completa possibile della persona in modo da farla sentire accolta e di tentare di accompagnarla nel difficile percorso di uscita dalla violenza. E da qui il nome. L’Altra Riva nel senso che la nostra idea, il nostro intento è di essere il traghetto che porta verso l’altra riva, la riva in cui non c’è la violenza. Prima della pandemia avevamo uno sportello fisico. Adesso in questo momento è bloccato ma siamo organizzate comunque con un contatto telefonico, tramite il quale diamo supporto e fissiamo appuntamenti che possono essere poi sia on line che in presenza.
Ma non facciamo solo questo. Riteniamo che l’aspetto culturale sia particolarmente importante per tentare un cambiamento. Riteniamo che l’informazione e la sensibilizzazione su questi temi sia di fondamentale importanza. Ed è per questo che da anni svolgiamo dei laboratori nelle scuole medie superiori ed inferiori, proprio per cercare di prevenire questo genere di fenomeni in un’età particolarmente delicata e in cui iniziano le prime esperienze particolarmente legate al genere.
Effettuiamo e organizziamo anche degli incontri aperti ai cittadini. Recentemente abbiamo organizzato un ciclo di incontri in collaborazione con altre realtà associative del torinese. Ci siamo focalizzati su questi temi, per parlare, per informare e per sensibilizzare.
Spesso si ritiene che la violenza sia soltanto la violenza fisica, ma in realtà ci sono tante forme di violenza anche invisibili, molto più difficili da riconoscere e che però possono essere altrettanto pericolose e dolorose per chi le vive
A proposito di quest’altro tipo di violenze, sappiamo che uno dei modi di vivere la violenza all’interno della coppia comunque nei confronti della donna è la violenza di carattere economico
Esatto, non ci sono soltanto le botte, ma ci sono anche le violenze di tipo morale, come gli insulti, le umiliazioni, le prevaricazioni. Questo genere di comportamenti spesso, se non quasi sempre, si accompagnano ad una violenza di tipo economico. Che significa estraniare completamente un membro della coppia, solitamente la donna, dalle decisioni economiche relative alla famiglia ad esempio. Quindi ci sono donne che non sanno neanche quanti soldi ci sono sul conto della famiglia, che non hanno la disponibilità autonoma in relazione ai soldi familiari, non partecipano alle decisioni su come gestire questo denaro. E questi sono tutti fattori estremamente incisivi a livello psicologico per l’autostima. E su tutti questi aspetti è fondamentale un’informazione ed una sensibilizzazione sul tema
Noi siamo ora in un’azienda, in un ciclo d’incontri nelle aziende. Mi raccontavi che anche la vostra associazione sta iniziando, sta progettando un percorso rispetto al gap culturale all’interno delle aziende.
Sì, è vero, abbiamo predisposto un progetto rivolto specificatamente alle aziende. E proprio su questi temi: sul tema della parità di genere, del gender gap, per creare una sensibilizzazione e spingere verso una cultura di parità reale. E i luoghi di lavoro possono essere un ottimo luogo in cui parlare di questi argomenti. Nel concreto quello a cui abbiamo pensato è un ciclo di incontri: specificamente quattro incontri della durata di due ore l’uno, in presenza o online secondo ovviamente delle condizioni sanitarie che ci saranno, e condotti da due professioniste (per alcuni incontri 2 psicologhe, per altri incontri invece psicologo e avvocato). In questi incontri si affrontano differenti temi di carattere culturale, come la percezione delle differenze di genere, la sensibilizzazione circa il gender gap, le conseguenze che questo ha sia sulla società ma anche sulla produttività e l’efficienza lavorativa. Un’analisi quindi di stereotipi e pregiudizi. E poi invece anche una parte più propriamente riferita alla violenza e quindi nozioni circa le diverse forme di violenza, unite ad informazioni sulla rete di sostegno presente sul territorio in modo da poter supportare eventuali situazioni di cui sia viene direttamente o indirettamente a conoscenza.
E poi ovviamente, nel caso in cui fosse necessario, anche un’analisi e un supporto specifico se in azienda dovessero emergere delle situazioni, delle richieste per approfondimenti specifici.