Sostenibilità e indipendenza: un circolo virtuoso
Quando decidiamo di investire abbiamo di fronte due strade. Possiamo optare per il fai da te, scegliendo direttamente – ad esempio su una piattaforma di trading online – gli strumenti finanziari che rispondono alle nostre necessità e alle prospettive di guadagno e rischio che siamo disposti a prendere in considerazione. Oppure, e ciò avviene nella grande maggioranza dei casi, possiamo affidarci a un intermediario che faccia per noi, o insieme a noi, queste scelte. Ossia un professionista o una società finanziaria.
E qui arriva la questione: come scegliere a chi dare fiducia? Uno dei valori più menzionati in questo caso è l’indipendenza. Poter contare su una realtà indipendente è senza dubbio un vantaggio importante in questo mondo, perché un consulente o una società autonoma dalle banche e dalle grandi realtà del credito può offrire ai propri clienti uno sguardo trasparente su tutto lo scenario, senza vincoli nei confronti di marchi, aziende o settori industriali. Ma che valore assume l’indipendenza per un investimento “sostenibile”? In sostanza, essere indipendenti è ancora più importante nel caso si voglia investire su soluzioni etiche e responsabili?
La mia risposta è sì. E le ragioni sono fondamentalmente tre.
- L’indipendenza è un valore in sé
Essere indipendenti è un valore “etico”. Un consulente finanziario che ha scelto di appartenere a una realtà autonoma – o che non fa parte di alcuna realtà – offre un approccio professionale che contiene in sé un principio di eticità, proprio per il valore indiscutibile che l’indipendenza ha nel mondo della finanza. Affidarsi a una persona che riconosce il valore dell’autonomia professionale e la pratica su di sé è perciò un ottimo punto di partenza. O forse, a ben vedere, l’unico possibile.
- Si evitano strumenti etici creati da realtà che non lo sono
Sul mercato, gli strumenti di investimento sostenibile iniziano a essere molti. Non è detto però che chi li crea segua sempre questi principi. Ci sono ad esempio realtà bancarie che finanziano direttamente l’industria degli armamenti, ma che parallelamente creano prodotti effettivamente sostenibili. Un consulente legato a questa banca ci proporrebbe perciò soluzioni tecnicamente etiche, ma indirettamente coinvolte in un sistema non definibile come tale.
- Si evitano fondi sostenibili sì, ma indigesti
Può capitare che dietro l’etichetta di sostenibilità si nasconda in realtà un fondo che pur avendo tutti i necessari requisiti di eticità, non ha quelli di sicurezza e performance attesa. In altre parole, occorre far attenzione a non investire tramite un fondo –che sia etico oppure no, il discorso vale in ogni caso – in società che le banche non hanno più interesse o convenienza a finanziare. In casi come questi la sostenibilità dell’investimento può andare a scapito della ricerca del controllo del rischio: l’indipendenza del consulente finanziario mette ragionevolmente al riparo il cliente da polpette indigeste come queste.
In conclusione, il mio suggerimento è di vedere l’indipendenza come un ingrediente della sostenibilità, un fattore capace di renderla davvero possibile e innescare quel meccanismo virtuoso che la alimenta, dando valore all’investimento.
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