“The green european road”, come l’ho definita, sintetizza la direzione che l’Europa sta prendendo in merito a scelte riguardanti la green economy.
Parlare di green economy oggi è molto più facile di quanto non lo fosse in passato per 2 motivi.
Il primo è che i consumatori sono sempre più sensibili all’argomento.
Il secondo è che gli imprenditori e le Istituzioni, sia politiche che finanziarie, direttamente o indirettamente, sono oggi più attenti nei confronti di politiche green.
Questa crescente sensibilità/attenzione è dovuta principalmente al fatto che le risorse primarie si stanno esaurendo e la domanda di energia è costantemente in aumento. Una soluzione esiste e sono le fonti energetiche rinnovabili.
Vediamo cosa succede in Europa.
L’Europa green e il Tap
L’Europa dà il suo segnale: il 43% dei finanziamenti erogati nel 2017 è andato alle energie rinnovabili e ad interventi a basso impatto ambientale. Il 2017 è stato un anno di crescita (il quarto consecutivo) per i finanziamenti green.
Nel 2017 sono stati infatti erogati fondi per 4,1 miliardi di euro ( a fronte dei 2,8 miliardi di euro nel 2016). Con questi dati, l’Europa ha già raggiunto l’obiettivo che si era posta per il 2020 di arrivare a destinare il 40% dei finanziamenti erogati a progetti eco-sostenibili. Questo in base agli accordi sul clima di Parigi.
L’obiettivo ora è quello di mantenere queste cifre e percentuali. I settori maggiormente interessati sono quello dell’energia solare e quello delle infrastrutture come i gasdotti.
Un esempio è dato dal gasdotto che dovrà rifornire l’Italia partendo dall’Azerbaijan. Le considerazioni che seguono non sono ovviamente di carattere politico, hanno l’unico obiettivo di render chiaro come l’Europa spinge verso una riconversione a minor impatto ambientale delle tecnologie ed infrastrutture. Per la sua costruzione servono 4,5 miliardi di euro (questa è la cifra richiesta dal consorzio Tap). Al momento, la Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) dovrebbe finanziarlo per 500 milioni di euro e la Bei (Banca europea degli investimenti) per 1,5 miliardi di euro (anche se le richieste del Tap ammonterebbero a 2 miliardi). Sembra però che la Bers stia prendendo in considerazione l’ipotesi di un maggior importo finanziabile (1,5 miliardi di euro in totale).
Tutto questo perché:
- il progetto del gasdotto ha i tre requisiti richiesti di sicurezza energetica, accesso all’energia e sostenibilità ambientale
- garantirebbe all’Italia un’elevata sicurezza energetica contribuendo alla decarbonizzazione.
Le energie rinnovabili in Europa
L’Europa sta incentivando sempre di più la produzione e l’utilizzo di energie green, ovvero derivanti da fonti rinnovabili. A tal proposito, l’Unione Europea ha stabilito che il 35% dell’energia consumata deve essere prodotta da fonti rinnovabili e che il 12% è la quota di energia da fonti rinnovabili nello specifico per i trasporti (per i quali è stato intrapreso un percorso di decarbonizzazione).
Questi obiettivi green sono stati posti per il 2030.
Vi è anche l’intenzione, da parte dei parlamentari europei, di rafforzare il diritto all’autoconsumo; i consumatori che producono energia nei loro edifici devono avere il diritto non solo di consumarla ma anche di disporre di sistemi di stoccaggio fiscalmente vantaggiosi.
Inoltre, dal 2021, sarà vietato l’utilizzo dell’olio di palma nei biocarburanti.
Si tratta di una politica green che porterà:
- ad una maggiore indipendenza energetica
- nuovi posti di lavoro
- garanzie di investimenti sicuri.
La percentuale del 35% imporrà ai singoli stati dell’Unione di fissare propri obiettivi interni che potranno discostarsi, a determinate condizioni, al massimo di un 10%.
I numeri degli Investimenti green nel mondo
A livello mondiale, l’investimento in energie pulite è cresciuto del 3% nel 2017, rispetto all’anno precedente, per un totale di 333,5 miliardi di dollari.
Sulla base del calcolo fatto da Bloomberg New Energy Finance, dal 2010 ad oggi il totale di investimenti green ammonta a 2,5mila miliardi di dollari.
Questa classifica green vede al primo posto la Cina con 132,6 miliardi di dollari investiti in progetti eco-sostenibili (il 40% del totale d’investimento su scala mondiale).
Il Messico ha fatto un enorme balzo in avanti, quintuplicando i propri investimenti ed arrivando a 6,2 miliardi di dollari. Sfiora così il Brasile che è cresciuto del 10% (anch’esso con una cifra totale di 6,2 miliardi investiti).
Gli altri Paesi virtuosi in Europa sono risultati essere principalmente Germania e Regno Unito, rispettivamente con 14,6 miliardi e 10,3 miliardi di dollari investiti e speriamo che anche l’Italia raggiunga presto le prime posizioni.
L’accordo di Parigi, la lotta contro il cambiamento climatico, la transizione energetica e la decarbonizzazione sono un’incentivo alla crescita economica e non un freno.
In ogni caso non è più possibile continuare a produrre e ad investire come se le risorse fossero illimitate e l’ecosistema “Terra” privo di problematiche. Serve un cambiamento radicale di rotta che sembra, tra mille difficoltà, già partito.