Sostenibilità, conviene anche a te
Abbiamo iniziato a conoscere la realtà della Reynaldi srl, con l’intervista fatta al ceo Marco Piccolo durante il mio webinar del 7 giugno 2021. La prima parte del dialogo si concludeva con l’affermazione del dr.Piccolo che “le aziende dovranno diventare sostenibili perché conviene”. Vediamo com’è proseguito il nostro dialogo
E’ un vantaggio. Tu trasmetti sicuramente tutta la motivazione, la bellezza di questa scelta, è una vocazione imprenditoriale. Nel stesso tempo ci sono anche delle difficoltà in questo percorso. Non è che uno con la bacchetta magica diventa sostenibile dall’oggi al domani o possa essere sostenibile, Come dicevamo prima, è un percorso
Hai detto molto bene. Lo spavento o la paura che tutti hanno (io ormai sono già un po’ avanti in questo percorso) è :”non ci arriverò mai”. Non importa. E’ un percorso, piano piano . Prima di tutto bisogna decidere che questa è la strada giusta e non se ne può fare a meno. Perché tutte le teorie economiche valutavano le risorse ambientali come invariabili. In realtà oggi scopriamo che non abbiamo un pianeta B di riserva e che ogni anno noi consumiamo più di quello che la Terra rigenera per cui la sostenibilità è indispensabile per noi e per le generazioni future. Prendere consapevolezza di questo ci permette di fare scelte consapevoli per cui non compro un paio di scarpe fatte dai ragazzini di 15 anni e, se devo investire, decido di investire in maniera consapevole. Piccoli gesti che però ci aiutano a fare un percorso, siamo in un mondo complesso. Perfetti non si diventa mai: sono consapevole che faccio tantissimi errori, solo chi non lavora non sbaglia, ma in un mondo complesso cerco di fare il minor numero di errori. Ho la consapevolezza dell’errore e questo mi lascia molta tranquillità. Perché so che sbaglierò sicuramente, però cerco ogni giorno di fare il meglio che posso. Il grosso problema è che un conto è teorizzare, un conto è parlare, un conto è agire un altro conto è farsi seguire dalle persone. Nelle aziende è molto complesso perché riuscire a cambiare la mentalità delle persone, riuscire ad ingaggiarle e a far sì che sentano partecipi di questo progetto non è facile. E lì la vera sfida cioè di coinvolgere gli altri, non dire solo che funziona e perché funziona ma agire in maniera consapevole per riuscire a smuovere un po’ le persone. E questi webinar sono interessanti perché aiutano le persone a metabolizzare un meccanismo umano di consapevolezza.
Tu prima hai insistito sul concetto che la sostenibilità conviene ed io concordo con te. E’ anche vero, e volevo un tuo parere su questo, che conviene nel medio lungo termine. A volte c’è il difetto di voler avere subito un ritorno immediato da quelle che sono le scelte . Penso tu possa dire che convenga perché hai fatto determinate scelte già da tempo, La sostenibilità ha comunque un costo
Devo dirti due cose. Per la prima , facciamo un esempio. I ragazzi .gli studenti sono molto più attenti di noi ai temi di sostenibilità. Noi (adulti) diciamo “non è un mio problema”,” è colpa dello Stato”,” è colpa delle aziende”. Quando propongo questi temi ai ragazzi nelle università e chiedo “di chi è la colpa?” loro rispondono: nostra. Si sentono coinvolti in prima persona e sanno che il loro futuro dipende da questo. Allora noi dobbiamo capire se vogliamo lasciare qualcosa agli altri oppure no. E’ vero che nell’immediato è un investimento; il nostro sistema di recupero delle acque di produzione è costato 70 mila euro, ma noi in 5 anni li abbiamo recuperati grazie a minor costo delle bollette. E’ evidente che non posso avere un ritorno immediato, ma è un ritorno anche di serenità umana. Come dice Antonio Genovesi, non ci può essere un profitto per le aziende se contemporaneamente non c’è un profitto per la società e per l’ambiente. Se mi arricchisco, come dice Adam Smith, per conto mio, massimizzando i miei profitti e me ne frego degli altri, poi abbiamo situazioni come in Messico e in Brasile dove i ricchi stanno chiusi e recintati con filo spinato e le armi. Che senso ha? Quella è una buona vita? Io voglio una vita in cui ho serenità e le persone intorno a me stanno bene e vivono una vita felice piena di significato.
Prima accennavamo al vostro percorso di Società Benefit. Vuoi dirci qualcosa su questo percorso? Cos’è una Società Benefit?
Diciamo questo: ci sono le profit e non profit. Le società profit massimizzano gli utili per soci, no profit le ricadute sociali. Porter, un economista americano, dice che ci sono problemi irrisolvibili nel mondo: alfabetizzazione, guerre, fame. E dice che ci sono alcune realtà che operano localmente ma sono soggetti non scalabili cioè le no profit. Come risolviamo i grossi problemi? Ecco, se le profit, agendo per il profitto, operano anche in modo socialmente responsabile, avranno degli impatti così grandi che potremo risolvere i grandi problemi. Facciamo un esempio, è un paradosso: nel 2050 ci saranno più pezzi di plastica negli oceani che pesci. Il paradosso è: se la Coca-Cola decidesse di usare tappi biodegradabili potrebbe avere degli impatti pazzeschi su quello che l’inquinamento dei mari. Perché non lo fa? Perché noi continuiamo a comprare la Coca Cola tutti i giorni. L’acquisto consapevole dei consumatori orienterà le scelte delle aziende. Ecco il punto.
L’Italia è stato il primo paese al mondo ad avere una legislazione sulle Società Benefit : le profit che cambiano lo statuto inserendo nello statuto un oggetto sociale, obiettivi sociali e quindi ufficializzano questo impegno, e non guardano unicamente al profitto, diventano Società Benefit. Per cui noi siamo Reynaldi Srl SB: non ci sono vantaggi economici, non ci sono vantaggi fiscali, ma è un riconoscimento sociale e questo è molto importante . La legge è passata nel 2016 e noi a giugno 2016 siamo stati la stata la prima Società Benefit cosmetica italiana perché ci credevamo, perché già lo facevamo, era nella nostra natura, era in linea con quello che stavamo facendo.
Tu hai la delega di Confindustria Piemonte per quanto riguarda la responsabilità sociale di impresa. Come vedi in quest’ epoca post pandemia, o comunque di uscita da un anno difficile, i vantaggi e le difficoltà che hanno le imprese sul territorio a intraprendere un percorso di sostenibilità?
C’è un cambio radicale globale inarrestabile per cui quelli che non saranno sostenibili verranno tagliati fuori dal mercato per due ragioni. Le aziende sono al centro e oggi già il 75% dei consumatori sono attenti ai temi della sostenibilità in fase d’acquisto. Per cui, se io non ho prodotti sostenibili, perderò clienti, sempre di più. Adesso i più sensibili sono i ragazzi che non hanno potere economico, ma appena i ragazzi cresceranno e avranno potere economico sceglieranno e lì si vedrà notevolmente questo cambio di paradigma degli acquisti e le aziende devono essere pronte. Chi non avrà prodotti sostenibili verrà tagliato fuori dal mercato. anche nel caso io sia un’ azienda B2B, quindi supplier del mio cliente. Ormai le grandi marche della moda, ad esempio quella francese, se non sei un fornitore sostenibile ti tagliano fuori. Quindi non è vero che posso fregarmene se sono un fornitore industriale. No, perché velocissimamente ci saranno questi cambi di paradigmi . E poi c’è il mondo finanziario e le banche, lo sai benissimo, che sempre di più finanzieranno solo le aziende sostenibili. Terzo, e ti faccio un esempio, l’80% del POR, piano regionale piemontese è sull’obiettivo 2 ovvero la sostenibilità. Tutti i finanziamenti, anche nel Recovery Fund, sono tutti su temi di sostenibilità ambientale e sociale. Quindi dal mondo finanziario ai consumatori si orientano tutti verso la sostenibilità. In questo le aziende oggi sono molto molto molto in ritardo, soprattutto in Italia dove storicamente avevamo la leadership del risparmio energetico perché i costi dell’energia erano i più alti, avevamo l’economia circolare perché eravamo poveri ed abbiamo imparato a massimizzare quello che era la ricchezza del nostro territorio. Adesso, ad esempio, i tedeschi ci stanno superando perché noi siamo troppo lenti al cambiamento e non abbiamo capito che questo è un cambio di paradigma. Ad esempio i rifiuti non sono più un problema, sono delle opportunità di comunicazione e di valorizzazione dei prodotti : ad esempio noi abbiamo delle linee cosmetiche che utilizzano gli scarti della filiera alimentare perché un rifiuto non è più un problema, ma un’opportunità, è una ricchezza. E questo è un cambio di paradigma culturale: se non ci muoviamo velocemente verremo completamente spazzati via dal mercato . Per il futuro per Confindustria i due driver di crescita delle aziende sono l’innovazione tecnologica e l’innovazione sociale e ambientale. Oggi, non domani, non fra 20 anni. Oggi. E noi in Italia siamo già in ritardissimo. Dobbiamo darci tanto tanto da fare. Non per niente su Torino abbiamo aperto un tavolo, io sono presidente di Confindustria Piemonte sulla sostenibilità, ma su Torino l’Unione Industriale di Torino ha aperto un tavolo, con Anna Ferrino ed io che coordiniamo e lavoriamo, perché questi sono diventati gli argomenti più importanti per le imprese.