Dietro l’etichetta
Immagina di entrare in un supermercato della finanza e trovare scaffali di prodotti con etichette verdi, parole come “etico”, “sostenibile”, “responsabile”, e ti chiedi: cosa c’è davvero dentro?
Ecco, per rispondere a questa domanda in campo finanziario, devi entrare nel mondo della SFDR, il regolamento europeo che cerca di mettere ordine nella giungla dell’offerta di strumenti etichettati come sostenibili. Un tentativo di passare dal marketing alla sostanza, con risultati non sempre perfetti, ma comunque utili per chi vuole fare scelte consapevoli.
COS’È LA SFDR?
La Sustainable Finance Disclosure Regulation è una normativa europea entrata in vigore nel 2021, che obbliga gli “attori finanziari” a comunicare chiaramente se, come e quanto un prodotto tiene conto della sostenibilità.
L’UE ha introdotto tre categorie, che suonano come articoli di legge, ma non si leggono in tribunale:
- Articolo 6: I prodotti che non integrano criteri di sostenibilità non sono “cattivi”, ma semplicemente non fanno promesse ESG;
- Articolo 8: Prodotti che promuovono caratteristiche ambientali o sociali, ma senza avere un obiettivo ESG dichiarato come prioritario, spesso sono fondi “ibridi”, che integrano un pò di sostenibilità;
- Articolo 9: Prodotti che hanno come obiettivo primario la sostenibilità. Vogliono generare impatto positivo su ambiente o società.
Queste tre categorie, però, non sono sempre “rispettate”. Infatti ci sono molti prodotti che si dichiarano vicini all’Articolo 8 , ma poi investono in aziende discutibili, oppure alcuni prodotti che sono molto vicini alle caratteristiche dell’Articolo 9 ma si “declassano” per evitare troppi controlli.
Ecco perche la SFDR non è la Bibbia della sostenibilità finanziaria, ma uno strumento per raggiungere un fine sostenibile e comune.
COME RICONOSCERE DAVVERO UN FONDO SOSTENIBILE
Per riconoscere se un fondo è davvero sostenibile, cosa dobbiamo cercare?
Ecco un elenco degli elementi di cui tener conto:
- Obiettivi dichiarati;
- Indicatori ambientali e sociali monitorati;
- Politiche di esclusione (armi, tabacco, carbone…);
- Percentuali di allineamento alla Tassonomia UE (se vuoi approfondire l’argomento della Tassonomia UE leggi questo articolo: https://finanzaresponsabile.it/regole-per-leuropa-esg/)
UN ESEMPIO CONCRETO
Giorgio, un risparmiatore, ha investito in questi due fondi:
- Il primo investe in grandi aziende tech, alcune delle quali hanno politiche ESG molto generiche e sede nei paradisi fiscali;
- Il secondo investe in aziende dell’economia circolare, con indicatori chiari su riduzione rifiuti, impatto sociale e trasparenza fiscale.
Due fondi che sulla carta sembrano simili, ma nella sostanza, raccontano due storie molto diverse. Ed è solo leggendo tra le righe e con l’aiuto di un consulente esperto, che Giorgio può scegliere consapevolmente.
Dunque, la SFDR aiuta a orientarci. Ma l’etichetta non basta: ci vuole attenzione e competenza.
In un mondo in cui tutti vogliono sembrare sostenibili, essere responsabili è una scelta più rara, ma anche la più potente.
Se avessi qualche dubbio o domanda non esitare a contattarmi.
Scrivimi all’indirizzo mauro.ventura@finanzaresponsabile.it
Ti aspetto!