A casa della sostenibilità
Finalmente si torna alla normalità. O si costruisce una nuova normalità. Come quella degli eventi “ibridi”, in cui una parte del pubblico è presente in sala e una parte collegata in streaming.
Ho avuto il piacere di organizzare lo scorso giovedì 21 ottobre una serata di questo tipo, dal titolo “PROGETTA E COSTRUISCI LA SOSTENIBILITA’”. In una mia introduzione ho indagato i motivi che stanno spingendo milioni di persone a scegliere la finanza sostenibile. E ho sollecitato gli indecisi ad agire e a far proprie queste motivazioni.
Successivamente è stato piacevole dibattere di sostenibilità con Roberto Cavallo, esperto e divulgatore di tematiche ambientali, e con Lorenzo Sprocatti e Luca Berardo, rispettivamente socio di Unico Serramenti srl e ad di Casaoikos spa, aziende che operano all’interno di Atrium: uno showroom di oltre 4000 mq relativo al mondo dell’edilizia, in via Sestriere 75 a None, che ci ha ospitati. In particolare il dibattito si è tenuto in Casamia, una spazio in cui è stata riprodotta in 80 mq una casa attenta all’ambiente grazie alla scelta dei materiali e al controllo dei consumi.
Riporto di seguito la prima parte della sintesi della conversazione avuta con i miei ospiti. Se vuoi vedere la registrazione completa, puoi cliccare sui video.
Cambiamento climatico e conseguenze
MAURO VENTURA: Abbiamo qui con noi Roberto Cavallo, esperto di tematiche ambientali e scrittore. Ha anche girato alcuni docufilm riguardo questi temi, è consulente del Governo per quanto riguarda l’economia circolare e i temi ambientali. Prima, nella mia esposizione, ho accennato al riscaldamento globale e al cambiamento climatico, ho fatto vedere un grafico con alcuni dati, però lascio a te la parola per darci qualche elemento in più, qualche elemento concreto visto che, come ho detto prima, non è una questione di crederci o non crederci: ci sono elementi concreti che parlano chiaramente
ROBERTO CAVALLO: Grazie a te Mauro, grazie a Lorenzo Sprocatti e Luca Berardo per l’ospitalità.
Dei temi ambientali se ne parla, ne parliamo da tanti anni; ho anche la fortuna di essere spesso in tv, in Rai in particolare, ho curato, per chi se lo ricorda, “Scala Mercalli ” di cui sono stato autore e conduttore insieme a Luca (Mercalli) ed in quella trasmissione (era il 2016) tutti i sabati sera ne parlavamo.
Non c’è una crisi ambientale, ci sono diverse crisi ambientali. Quello che tu hai fatto vedere, al di là del dato, è l’andamento che dovrebbe in qualche modo farci interrogare. La natura ha sempre fatto il suo corso. Tu hai fatto vedere le anomalie termiche e la temperatura media della superficie della Terra (i dati che hai mostrato riguardano era la terra emersa, la situazione degli oceani è ancora più drammatica). Se analizziamo i tuoi dati, c’è un certo andamento più o meno altalenante per 1.000, 100.000, 800.000, 23 milioni di anni, a seconda del punto di osservazione. E poi a un certo punto succede qualche cosa. Alla fine del 1700 c’è un’impennata di tutti gli indici: quello della temperatura, quello della concentrazione di CO2, quello della concentrazione di ossidi di azoto, quello del livello dei mari, quello del particolato fine, quello del particolato medio: hanno tutti lo stesso andamento.
E’ evidente che l’uomo ha avuto un impatto superiore a quello che sarebbe stato l’andamento senza l’uomo. Dopodiché uno da scienziato lo guarda e vede il fenomeno: l’uomo non è un’altra cosa rispetto all’ambiente, è un pezzo dell’ambiente. Quindi nel momento in cui io osservo quel fenomeno ne prendo atto. Il tema che ci deve interessare è quali sono le conseguenze rispetto a quell’andamento: se quel picco ci facesse stare tutti meglio diremmo “Evviva! Guarda che bello. Fa più caldo, spendiamo meno di riscaldamento, coltiviamo le arance dappertutto, ci crescono le banane sotto casa”. Il tema è che invece quell’ andamento crea alcune problematiche.
Per esempio, in questo momento in Piemonte, c’è un aumento della temperatura media superiore ai 2 gradi (a livello globale l’aumento è di 1/2 gradi), se andiamo oltre i 3000 metri siamo quasi a +3 gradi. Ciò significa che abbiamo meno capacità di stoccaggio dell’acqua in alta quota, ovvero i nevai ed i ghiacciai fondono più rapidamente e rilasciano acqua più rapidamente. Qualcuno può pensare che al limite chi ama lo sci ha meno possibilità di andare a sciare. In realtà dal punto di vista della ritenzione idrica e quindi dell’irrigazione dei campi, della possibilità di utilizzare acqua per fare la doccia o per bere la situazione è diversa rispetto a quella a cui siamo stati abituati da quando esiste l’uomo: per trovare una ricorrenza analoga, in Piemonte, dobbiamo andare indietro di circa sei milioni di anni. E allora sei milioni di fa c’erano temperature medie un po’ più alte di adesso e concentrazioni CO2 simili ,attorno a 500 parti per milione (oggi siamo a 414,23 mentre il picco di quest’anno è stato 420). La media prima era di 280 parti per milione. Siamo passati da 280 a 420. Quindi per trovare questi valori dobbiamo tornare a 6 milioni di anni fa. Ma 6 milioni di anni fa qui c’era il mare: tutta la Pianura Padana era mare, c’era la collina dove c’è Superga, un isolotto lì in mezzo al golfo padano. Io vengo da Alba che sostanzialmente era un mare caraibico con le Langhe, allora più basse, che si affacciavano su questo mare, con gli squaletti, le sequoie e le palme. Bellissimo! Scenario anche un po’ bucolico, peccato che non c’era l’uomo… Piccolo dettaglio… tutta quella roba lì era in assenza di uomo.
Considerando anche i rischi della finanza che tu hai descritto molto bene prima, se pensiamo che se oggi andiamo in crisi con qualche centinaia o migliaia di migranti che dall’Africa vengono a cercare benessere nel nostro territorio, come potrebbe essere la nostra situazione con un numero, come stimato dall’Onu, tra 250 milioni e un miliardo di migranti climatici su una superficie ridotta. Perché i mari si innalzano, vengono più in qua, si ha un cuneo salino e quindi la superficie abitabile si restringe con più popolazione che arriva. Già oggi siamo in crisi, immaginiamo cosa potrà succedere. Ha appena vinto il premio Nobel Giorgio Parisi, grandissimo fisico, grazie al tentativo di descrivere alcuni fenomeni entropici, cioè il caos. E’ passata in modo divulgativo e simpatico l’immagine degli stormi di storni nei cieli di Roma (n.d.r. fa riferimento agli storni o altri uccelli che unendosi e separandosi creano con le loro figure un volatile più grande, il super volatile, dinamico, in quanto la posizione dei singoli volatili varia: allo stesso modo il caos è in grado di trovare un suo ordine ovviamente instabile). Avrebbe potuto descrivere la volatilità dei prezzi sulla Borsa poiché anche in quest’ambito c’è un livello di caos. Sono tantissimi gli elementi che in qualche modo pilotano un fenomeno, anche quello che riguarda la Borsa, così tanti che una equazione per quanto complessa, non era in grado di gestire. Lui è entrato in quel merito ed è riuscito a dimostrare alcuni pezzi.
Ecco oggi la questione ambientale è esattamente quella roba lì. Il cambiamento climatico non causa semplicemente un po’ più caldo. Cambiamento climatico vuol dire che c’è meno acqua a disposizione, che arrivano specie esogene. Titolo di ieri sui giornali: “E’ arrivata la zanzara coreana”. Sono due anni che lo dico in Rai: le zanzare sono la principale causa di morte nel mondo in quanto vettori virali. La scorsa estate è arrivata in Puglia la zanzara del Nilo che porta la febbre del Nilo. Cambiamento climatico vuol dire liberare metano dalla tundra e quindi aumentare ulteriormente l’impatto ambientale. Come dicevo prima, qui non c’è meno acqua: la piovosità media è sempre quella. Il problema è che cade due volte l’anno, ci stiamo monsonizzando. Noi siamo in grado di gestire la quantità d’acqua, 500 millimetri in 12 ore anziché distribuite in tre mesi? Quindi vuol dire cambiare le case, cambiare le città, immaginare che in parte devo adattarmi. Questo è lo scenario nel quale ci troviamo oggi.
Abitudini e climate change
MAURO VENTURA: è importante conoscere questo scenario. Un sentimento rispetto al tuo discorso è quello del timore, della paura; quindi di dire :”allontaniamo il problema perché io non so che cosa farci “. Sicuramente, come dicevi tu, c’è un mondo che è quello ad esempio della progettazione delle città,delle smart city, di tutto quello che è l’avvenire che deve rispondere a questo problema, come anche tutto il mondo politico che deve creare dei modelli sociali e legislativi per poter fronteggiare questa situazione. A me però, sarà che sono un idealista e un entusiasta per la natura, piace anche vedere che ci possono essere delle soluzioni a livello individuale. So che ti occupi, fra le tante cose, di rifiuti, che è uno dei temi riguardante il problema ambientale: ci puoi dare qualche stimolo, qualche suggerimento? Io li do in campo finanziario: cambiate modo di fare finanza e potete aiutare l’avvenire dei vostri figli e nipoti . Tu cosa ci puoi dire?
ROBERTO CAVALLO: Permettetemi un aggancio con quello che hai detto prima e che dici adesso sul tema della finanza. Con la finanza, con i soldi abbiamo due tipi di rapporti : o ne abbiamo o ci servono. Chi ha la fortuna di avere i soldi, pochi o tanti che siano, va in banca e cerca di metterli da qualche parte : cambia dove decidiamo di investirli. Quindi andate da Mauro e chiedetegli dove metterli; non lo dico perché mi ha invitato, ma perché oggi più che mai è fondamentale sapere dove io investo i miei 5.000 euro che ho avuto la fortuna di mettermi da parte. Sapere dove investire cambia, e persone come Mauro sanno dirci che se li metti nel famoso mondo Environmental/Social/Governance, non solo rendono dal punto di vista finanziario, in modo egoistico, ma sono redditizi anche per il pianeta e per la comunità. Dico ciò non perchè preventivamente concordato con Mauro, ma perchè nell’ambito del mio lavoro faccio anche questo tipo di consulenze. Quando invece ho bisogno di denaro, vado a chiederlo alle banche che oggi fortunatamente, non tutte ma molte, oltre a voler sapere come sono messo nell’ambito del mio bilancio con l’indice ROE , mi chiedono se ho il bilancio di sostenibilità, come sono messo con gli indici ESG e GRI. Molti non sanno cosa siano. Lo vedo io quando vado nelle imprese e chiedo se sanno quanto c’è di rinnovabile nella loro bolletta energetica, quanta acqua consumano, quanti rifiuti producono, se sanno da dove arrivano le materie prime che utilizzano. Dobbiamo abituarci ad essere preparati su questi argomenti quando andiamo in banca per poter fornire le informazioni richieste. Informazioni che la banca esige perchè, fortunatamente, le richiede il Sistema.
Da questo punto di vista noi possiamo fare tanto nel quotidiano quando abbiamo capito dove mettere i soldi. Poi possiamo farlo nella quotidianità. Nei miei vari libri ho iniziato, ormai troppi anni fa, a raccontare quello che noi possiamo fare nelle nostre case. Uno dei miei primi libri ” Meno cento chili – ricette per la dieta della nostra pattumiera” è ambientato in una casa e descrive spazio per spazio, (quindi cucina, stanza dei bambini , garage e anche ufficio in quel caso) quanti rifiuti produciamo, considerando la media italiana. Giusto per darci un dato pratico: quanti rifiuti produciamo bevendo l’acqua come in media oggi facciamo? Siamo il terzo consumatore al mondo di acqua in bottiglia. Con le sole bottiglie in plastica da un litro e mezzo di acqua minerale consumate in un solo anno solo in Italia potremo avvolgere la terra 34 volte all’ altezza dell’equatore. Solo in Italia, solo bottiglie in plastica d’acqua da un litro e mezzo. Poi ci sono le anche le bottiglie da mezzo litro, la Coca Cola, la Fanta ed altre bevande.
Possiamo fare diversamente? Sì . Qui si va un po’ nel campo delle scienze sociali, sono agronomo ma sono innamorato di questi argomenti : io cerco di sospendere ogni giudizio. Lo dico per chi si occupa di ambiente anche attraverso la divulgazione. Se io ti giudico, mediamente cambi canale. Quindi io devo cercare di dire: questa è la fotografia. Ti piace l’acqua gassata? Anziché dirti di non bere l’acqua gassata ti spiego che c’è un altro modo per farla. Apro il rubinetto, faccio uscire l’acqua, mi compro un gasatore con le bombole ri-riempibili e risparmio la plastica che mi portavo a casa e risparmio anche economicamente. C’ è un mito da sfatare: quello secondo cui essere sostenibili significa spendere di più. Il 90% ,e forse anche più ,delle scelte ecologicamente più sostenibili lo sono anche economicamente. Purtroppo siamo abituati a fare i conti con lo scontrino fiscale all’uscita del supermercato: se noi allunghiamo leggermente lo sguardo a un periodo poco poco più lungo, e quindi già solo sull’anno, con la Tari, la tariffa rifiuti che ci arriva a casa, ci accorgiamo che forse non è lo scontrino a comandare ma qualcos’altro. Se poi ragioniamo sui 5 anni cambiamo ancora la prospettiva, ho preso come riferimento 5 anni perché sono il mandato elettorale di un sindaco. Se ragiono non sui 5 anni, ma sulla vita dei miei figli la prospettiva cambia totalmente. Non lo dico perché ci troviamo in Atrium, ma per esempio, lo sanno tutti che, se compro un mobile di un certo tipo, dopo tre anni la cerniera salta, devo cambiarla. Se investo un po’ prima il mobile dura un po’ di più. Queste sono le scelte che possiamo fare. Nel mio penultimo libro “La Bibbia dell’ecologia” c’è l’ultimo capitolo, si intitola “L’ottimismo delle cose semplici” Nei primi otto capitoli che precedono quello conclusivo affronto temi come il consumo di suolo, acqua ,cibo,economia, rifiuti, dissesto idrogeologico, eccetera. Ho fatto poi ho fatto un decalogo descrivendo le dieci cose che noi possiamo fare nella nostra quotidianità per cambiare la rotta, per far sì che la curva di cui parlavi prima non si impenni. In tutto questo è fondamentale la comunicazione .
Comunicare la sostenibilità
MAURO VENTURA: Ecco, infatti è quello che mi veniva in mente perché noi stiamo parlando di ambiente, di crisi climatica e di possibilità di cambiamento, ma stiamo parlando un po’ fra addetti ai lavori. Chi di noi ha a che fare con un pubblico, con dei clienti vede che a volte c’è una barriera ovvero la difficoltà di riuscire a coinvolgere le persone in questo cambiamento. Tu che ti occupi di ambiente ma che, come dicevi prima, sei anche innamorato di scienze sociali, hai qualche consiglio da darci? Non solo da addetti ai lavori…
ROBERTO CAVALLO: Ti dò due stimoli, anche per il dibattito, il confronto.
Il primo partendo, a mio avviso, modestissimo, dalle cose che non hanno funzionato. Non li chiamo errori, perché se la comunicazione avesse funzionato oggi, probabilmente non saremmo qui a parlarne: è pazzesco che abbiamo tutti i dati, sappiamo come va, ma ci comportiamo come se andassimo a sbattere contro un muro con una macchina e lo sappiamo. Vediamo il muro, vediamo il tachimetro e non solo non proviamo a frenare, non togliamo proprio il piede dall’acceleratore. Allora c’è qualcosa che non va. Secondo me l’ errore vero è dare la colpa al guidatore, chiederci perché non solleva il piede dall’accelleratore: se non lo solleva vuol dire che c’è qualche problema, vuol dire che quei dati evidentemente sono solo dati.
Abbiamo la presunzione, dico abbiamo riferendomi a chi si occupa di fornire i dati a livello scientifico, di pensare che il dato sia oggettivo. Il dato non è oggettivo. Faccio un esempio che fa sempre sorridere. Oggi ci misuriamo la febbre sessanta volte, pensiamo alla situazione pre Covid. Ci misuriamo la febbre e scopriamo di avere una temperatura di 37.6. Noi siamo 4 maschietti, saremmo rimasti a casa, io io avrei telefonato a Mauro dicendo : “Noooo,sto male!” Le donne invece, non so che cosa abbiano nel loro DNA, si mettono a letto con la febbre a 38.5. La reazione ad un dato oggettivo, in questo caso la febbre, cambia a seconda di chi ce l’ha. Eppure il dato è quello. Allora non esistono dati oggettivi. Dobbiamo quindi partire da questo presupposto, i dati oggettivi non esistono, ed avere la capacità di metterci dall’altra parte e capire come quello viene percepito.
Ora da questo punto di vista, faccio riferimento alle scienze sociali, alla psicologia del consumo e alla psicologia della comunicazione: per troppo tempo si è alzata la voce contro l’eccessivo pessimismo. Ne hai parlato prima ed hai fatto vedere un’immagine tipica di chi guarda al fenomeno e sta fermo, quella che si chiama “inazione”. Noi siamo animali, partiamo da questo presupposto, l’uomo è un animale. L’animale di fronte a un timore ha due tipologie di reazione. Può comportarsi come gli insetti, più primordiali, ed andare in inazione, in quella che tecnicamente si chiama “tanatosi”, simula cioè la morte. Prendete per esempio una coccinella: se la toccate, si butta sulla schiena e fa finta di essere morta perché spera che il predatore vada via. Quando il predatore si allontana, riapre le ali e vola via. Quando siamo di fronte a un timore ricadiamo nella eccessiva primordialità e siamo inattivi. La seconda reazione, siamo un po’ più evoluti, cervello rettile, è l’ aumento della tachicardia. Se guardiamo un film che ci fa paura, una scena di paura, un incidente, ecc. abbiamo una reazione che possiamo controllare: aumenta il battito cardiaco, aumenta il flusso sanguigno che va agli arti,va verso la periferia. Nei maschi va tendenzialmente in modo equiparato tra le gambe e le mani. Questa non è una giustificazione ma una spiegazione dell’aggressività manesca dei maschi. Quindi bisogna legare le mani a noi uomini perché quando abbiamo paura tendenzialmente iniziamo a menare. Nelle donne il flusso sanguigno va tendenzialmente verso gli arti inferiori e la reazione è la fuga. L’animale scappa a causa della tachicardia.
Io ho l’ambizione di credere che l ‘uomo attivi il cervello in modo più evoluto rispetto agli insetti ed ai rettili e cioè che utilizzi altre tecniche Ci sono tante tecniche per prendere atto del fenomeno che ci fa paura : partiamo da queste per poi provare a spiegarlo, provare a confrontarci, provare a sentire posizioni diverse, metabolizzarlo per affrontarlo. Prendendo spunto dal maestro della psicologia positiva, Martin Seligman, non bisogna essere ottimisti nel senso di sottovalutare il problema, ma al contrario, dobbiamo avere coscienza del problema per darci una speranza perché insieme sapremo affrontarlo. Io credo che la comunicazione vada cambiata. Perché come comunichiamo saremo e siamo come comunichiamo. L’ ultimissimo libro uscito la settimana scorsa in libreria “Le Parole della Transizione Ecologica” punta su questo. Noi siamo stati abituati a dire: “Vai a buttare i rifiuti”. Ma se un domani dicessimo : “Vai a consegnare la carta” cambierebbe totalmente il paradigma: “vai a buttare i rifiuti” è il gesto del buttare e il rifiuto è rifiuto. “Vai a consegnare la carta” fa parte dell’ economia circolare che è una grande alleanza, è una staffetta in cui tu consegni un testimone per l’altro che corre. Chi ha più consapevolezza, a mio avviso, ha la responsabilità di aiutare il cambiamento anche del lessico e del linguaggio per accompagnare la fase di transizione.