Responsabile se si fa capire
Se vogliamo che più persone scelgano di investire responsabilmente, dobbiamo smettere di parlare solo ai tecnici. La sostenibilità, per essere credibile, deve anche essere comprensibile.
Una sigla, un indicatore, una soglia normativa. A volte sembra che la finanza sostenibile si esprima in un linguaggio pensato apposta per tenere lontane le persone. E non solo chi è digiuno di finanza. Anche molti investitori consapevoli, imprenditori attenti, cittadini informati faticano a orientarsi tra SFDR, articoli 8 e 9, benchmark climatici e obblighi di rendicontazione
Il paradosso è evidente: stiamo cercando di rendere la finanza più responsabile, ma la raccontiamo in modo che pochi possano capirla.
E se la sostenibilità non si capisce, non si sceglie. O peggio: si delega completamente a qualcun altro, con il rischio di cadere nel greenwashing o nella passività.
IL LINGUAGGIO È GIÀ UNA FORMA DI ACCESSO
Siamo abituati a pensare che la trasparenza si misuri in dati. Ma nella pratica quotidiana, la vera trasparenza passa prima dal linguaggio: da quanto è chiaro, accessibile, inclusivo. Quando un cliente, un risparmiatore o un piccolo imprenditore non capisce ciò che gli viene proposto, la responsabilità non è (solo) sua. È anche di chi comunica. Di chi, magari in buona fede, usa un gergo tecnico per darsi autorevolezza invece che costruire fiducia.
Comunicare bene non significa semplificare fino a svuotare. Significa tradurre, senza tradire. E soprattutto, significa ascoltare prima di parlare: capire da dove parte l’interlocutore, quali sono le sue domande implicite, quali valori orientano le sue decisioni.
NON BASTA INFORMARE: SERVE COINVOLGERE
Molte campagne di finanza sostenibile si concentrano sul “cosa”: cosa fa il fondo, quali sono i criteri ESG, quali sono le esclusioni. Ma manca spesso il “perché”: perché dovresti interessartene, perché dovrebbe avere a che fare con la tua vita, con i tuoi figli, con la tua impresa.
La comunicazione davvero efficace non punta a dimostrare, ma a far nascere una domanda. A creare uno spazio di curiosità, di possibilità, di risonanza. In questo senso, ogni consulente finanziario è anche un comunicatore. E ogni investitore è anche una persona che ha bisogno di sentire che il proprio denaro può avere un senso.
COMUNICARE LA SOSTENIBILITÀ NON È MARKETING
Soprattutto nel contesto attuale, dove cresce l’attenzione al greenwashing, è fondamentale separare la comunicazione dalla pubblicità. Dire che un prodotto è “verde” non basta più. Serve spiegare in base a cosa viene definito tale, quali indicatori lo supportano, quali sono i limiti del modello adottato.
Ma la comunicazione non deve essere solo difensiva. Può e deve diventare uno strumento educativo, capace di accrescere la consapevolezza del pubblico, di mostrare i dilemmi anziché nasconderli, di valorizzare anche i progressi graduali, invece che vendere perfezione fasulla.
IL CONSULENTE COME MEDIATORE CULTURALE
In questo scenario, il consulente finanziario ha un ruolo prezioso: non solo seleziona gli strumenti, ma ricopre il ruolo di tramite tra due mondi. Da un lato le normative, gli standard, i dati. Dall’altro le persone, con i loro valori, obiettivi, dubbi.
Essere un consulente di finanza responsabile oggi significa anche saper comunicare in modo trasparente, empatico, autentico. Non per “semplificare” la finanza, ma per renderla comprensibile. E quindi, finalmente, oggetto di scelte consapevoli.
Perché la finanza sostenibile non è solo quella che genera impatto.
È anche quella che genera comprensione.