Per un futuro sostenibile
Nell’oceano spesso nebuloso della finanza sostenibile, c’è uno strumento che ha il pregio della chiarezza d’intenti: si chiama green bond, ed è, in teoria, il modo più diretto per dire al mercato “voglio che i miei soldi vadano lì, a finanziare quel progetto”.
Non si tratta di una moda. È una nuova forma di finanza pubblica e privata che si sta consolidando, parlando la lingua degli investitori ma con vocazione d’impatto.
Ma attenzione: non tutti i bond colorati sono davvero sostenibili.
Cosa sono i green bond (e i loro cugini social e sustainability-linked)
I green bond sono obbligazioni emesse per finanziare progetti con impatto ambientale positivo, come, ad esempio, impianti fotovoltaici, reti elettriche intelligenti, programmi di efficientamento energetico, sistemi di trasporti sostenibili.
Chi emette un green bond si impegna a usare i proventi per questi scopi e a rendicontare l’uso del denaro, secondo standard precisi.
Social bond
Stessa logica, ma con focus sociale: si finanziano, ad esempio, edilizia popolare, accesso alla sanità, istruzione inclusiva, lotta alla povertà.
Sustainability-linked bond
Qui il principio è un po’ diverso: l’emittente non vincola l’uso del denaro, ma si impegna a raggiungere obiettivi ESG misurabili (riduzione emissioni, diversità nel board, riduzione dei consumi idrici…). Se non li raggiunge, paga un tasso d’interesse più alto.
Chi li emette?
- Governi (es. il BTP Green italiano)
- Grandi aziende private (utility, banche, industrie)
- Organizzazioni internazionali (es. BEI – Banca Europea per gli Investimenti)
In Italia, il primo BTP Green è stato emesso nel 2021 e ha finanziato, tra le altre cose, la riqualificazione antisismica degli edifici scolastici e progetti di mobilità elettrica.
Un caso concreto: la metropolitana di Milano
Una parte dei fondi per realizzare le nuove linee della metro (M4 e M5) è arrivata da emissioni di green bond.
Con il raggiungimento di 3 risultati importanti: il miglioramento del trasporto pubblic, la e iduzione dell’inquinamento urbano e la creazione di occupazione locale.
Un uso della finanza come leva per il bene comune, tracciabile e trasparente. Altro che teoria.
E per gli investitori? Quali vantaggi ci sono?
I vantaggi sono diversi:
- Coerenza etica: sai dove vanno i tuoi soldi. E spesso è un “dove” che genera impatto positivo.
- Rendimenti competitivi: molti green bond hanno performance simili ai bond tradizionali, ma con un premio reputazionale.
- Maggiore trasparenza: i report d’impatto ambientale o sociale sono obbligatori.
- Domanda crescente: la fame di strumenti sostenibili sta facendo crescere questo mercato.
Per chi investe con orizzonte lungo, sono anche un modo per ridurre i rischi climatici e sociali nel portafoglio.
Ma..c’è un “ma”: attenzione al “greenwashing obbligazionario”
Come per i fondi ESG, anche qui c’è chi si colora di verde solo per convenienza.
In che modo? Principalmente individuando progetti poco tracciabili ed obiettivi vaghi. E fornendo una rendicontazione stilata da fonti interne e non da soggetti esterni e indipendenti.
Un esempio? Un’azienda petrolifera che emette sustainability-linked bond promettendo di ridurre le emissioni… ma continua ad espandere l’estrazione di greggio.
Serve una valutazione critica. E qui, di nuovo, il ruolo del consulente finanziario ESG è decisivo.
Conclusione: investire nei green bond è come piantare alberi finanziari
Non ti fanno diventare ricco in sei mesi.
Non vanno bene per chi cerca l’emozione del trading.
Ma sono strumenti solidi, trasparenti, coerenti con un futuro che deve essere diverso.
E per chi crede che la finanza possa (e debba) essere responsabile, sono molto più di una moda. Sono una promessa mantenuta.
Se hai qualche domanda da pormi non esitare a contattarmi.
Scrivimi all’indirizzo mauro.ventura@finanzaresponsabile.it
Ti aspetto!