Misurare per migliorare
“Misurare l’impatto”. Quante volte lo sentiamo dire, anche fuori dal mondo delle imprese? Lo sentiamo nelle aziende, nei convegni, nelle strategie politiche. Ma nel concreto, che cosa significa? E perché è così importante, soprattutto per chi ha scelto di essere una Società Benefit?
Nel mondo del profitto tradizionale, la misura del successo è semplice (anche se non sempre completa): il profitto. Ma quando un’impresa decide di assumersi anche una responsabilità sociale e ambientale, le metriche diventano più complesse. E più interessanti. Perché una Società Benefit non si limita a “fare del bene quando può”, ma integra l’obiettivo di impatto positivo direttamente nel proprio statuto.
DALLO SCOPO ALL’AZIONE: IL RUOLO DELLA MISURAZIONE
Diventare Società Benefit significa fare una scelta identitaria: dichiarare che il proprio scopo non è solo generare utili da distribuire o reinvestire, ma anche creare valore per la comunità e per l’ambiente. Ma questa scelta, se resta sulla carta, perde gran parte della sua forza.
Ecco perché la misurazione dell’impatto non è un obbligo burocratico: è un passaggio chiave per rendere concreta e credibile la propria missione. Serve per capire se si sta andando nella direzione giusta, per identificare le aree di miglioramento, per evitare che buone intenzioni si trasformino in narrazione autoindulgente.
In altre parole: misurare è prendersi sul serio.
SOSTENIBILITÀ: NON (SOLO) UNA QUESTIONE DI IMMAGINE
Nel contesto attuale, dove la sostenibilità è diventata un tema centrale anche nella comunicazione d’impresa, il rischio di scivolare nel greenwashing è reale. Anche per chi ha le migliori intenzioni.
La misurazione d’impatto, se fatta bene, protegge da questo rischio. Perché costringe a confrontarsi con i dati, con i risultati effettivi, con le conseguenze delle proprie scelte. E consente di passare dalla narrazione all’evidenza.
Una Società Benefit che misura seriamente il proprio impatto ha anche un altro vantaggio: guadagna fiducia. Da parte di clienti, fornitori, dipendenti, investitori. Perché oggi non si cercano solo buoni prodotti o buoni prezzi: si cercano organizzazioni coerenti, trasparenti, capaci di crescere facendo crescere anche ciò che le circonda.
IMPATTO E FINANZA: UN DIALOGO SEMPRE PIÙ NECESSARIO
C’è un ponte da costruire – e da percorrere – tra chi fa impresa con finalità di beneficio comune e chi si occupa di pianificazione e investimenti. Quel ponte si chiama finanza sostenibile, e il suo pilastro è la capacità di misurare (e valorizzare) l’impatto.
Quando un consulente finanziario si trova a dialogare con una Società Benefit, non può fermarsi a leggere bilanci economici. Deve comprendere – e magari contribuire a costruire – un quadro completo della creazione di valore: finanziario, sociale, ambientale. Solo così sarà in grado di accompagnare quell’impresa nel costruire strumenti coerenti, come:
* piani di investimento responsabili,
* strategie previdenziali per soci e dipendenti,
* politiche di welfare interno sostenibili,
* forme di raccolta capitale coerenti con la mission.
E se quella stessa impresa volesse attrarre investitori sensibili al tema dell’impatto, la misurazione diventa un linguaggio condiviso.
UN PASSAGGIO CULTURALE, PRIMA CHE TECNICO
Misurare l’impatto non è solo una questione di KPI, standard o certificazioni. È, prima di tutto, un cambio di mentalità. Significa abituarsi a domandarsi “che effetto ha quello che faccio?”, in modo sistematico e onesto. Significa assumersi la responsabilità del proprio ruolo, non solo nei conti, ma nel contesto.
Per una Società Benefit, significa vivere la propria forma giuridica non come una “medaglia” da esibire, ma come un impegno da rinnovare ogni anno. E per chi, come me, accompagna queste imprese sul piano finanziario, significa rimettere al centro la relazione tra mezzi e fini, tra strumenti e scopo, tra numeri e persone.
Misurare, in fondo, non serve a dire “siamo arrivati”. Serve a capire dove siamo.
E soprattutto, dove possiamo ancora migliorare.