Facciamo pace col portafoglio
Chi l’ha detto che un “semplice” cittadino italiano, piuttosto che cinese, o brasiliano o di un qualunque Stato, piccolo o grande, ricco o povero, non possa dare il suo contributo nella “guerra” contro l’utilizzo delle “controversial weapons” (armi controverse) e al raggiungimento della pace tra i popoli?
Intanto una piccola definizione: per “controversial weapons” si intendono le armi nucleari, chimiche e biologiche, bombe a grappolo e mine anti-uomo. In pratica tutte le armi di distruzione di massa.
Il contributo che ciascuno di noi può dare alla causa è molto semplice: valutare molto attentamente i propri investimenti, che siano di importo minimo o decisamente elevato.
Forse non tutti sanno che il 6% dei fondi venduti a livello mondiale (su un totale di circa 100.000 fondi) sono esposti, a volte anche in maniera consistente, alle cosiddette armi controverse. I fondi da bollino nero sono quelli con più alta percentuale di titoli USA, ma non solo. Purtroppo anche l’Europa non risulta essere particolarmente virtuosa.
Il Nobel per la pace e la finanza
Il Nobel per la pace è stato assegnato proprio in questi giorni all’associazione norvegese ICAN (International Campaign To Abolish Nuclear Weapons) per l’impegno rivolto all’affermazione del bando delle armi nucleari “all over the world”. E’ stato riconosciuto il suo impegno nel far conoscere gli effetti devastanti dell’utilizzo di tali strumenti di morte e la promozione di attività e sinergie tra Stati e parti della società civile, che hanno condotto alla sigla del Trattato internazionale di interdizione delle armi nucleari nell’ambito delle Nazioni Unite.
Anche l’Italia sta facendo piccoli passi verso la meta: ad inizio ottobre è stata approvata la legge che vieta finanziamenti ai produttori di bombe a grappolo e mine anti-uomo, che però il Presidente della Repubblica ha rinviato alle Camere per una nuova stesura che ne migliori l’efficacia.
Cosa bisogna conoscere
Un’analisi condotta da Morningstar permette di quantificare il livello di esposizione dei portafogli a questo settore. Si parte dall’analisi del livello di coinvolgimento diretto (produzione vera e propria di armi e accessori) o indiretto (fornitura di strumenti funzionali alla produzione e distribuzione) delle singole società nel settore delle armi.
I fondi più esposti sono quelli che investono, come anticipato, in azioni statunitensi, anche perché gli USA non hanno firmato alcuni Trattati internazionali di divieto all’utilizzo di suddette armi. Tuttavia anche l’Europa non è esente da colpe; da uno studio condotto dalla società tedesca Oekom, risulta che vi sono aziende, nei Paesi sottoscrittori di tali accordi, come Germania, Francia e UK, che continuano ad investire e fare profitto in questi settori.