Le banche finanziano il climate change: un appello
Le 37 principali banche del mondo finanziano l’industria dei combustibili fossili, non rispettando gli accordi di Parigi. A evidenziarlo è BankTrack, che insieme ad altre organizzazioni mondiali ha fatto un’analisi approfondita sui settori in cui le banche hanno scelto di investire, dal 2014 a oggi. Pur riducendosi in modo significativo rispetto al 2016, gli investimenti in fonti inquinanti rimangono infatti molto alti, mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi del COP21.
In effetti il 2016, primo anno dopo la firma degli accordi, ha registrato investimenti bancari nel settore fossile per un totale di 87 miliardi di dollari, con un calo di ben il 22% rispetto all’anno precedente. Un buon segno di certo, ma ora è fondamentale che questa tendenza diventi un trend e non solo un episodio. Perché solo un completo abbandono di queste fonti di energia può consentire di invertire la marcia.
L’appello di BankTrack alle banche
BankTrack sottolinea che non c’è più tempo per le scuse: ad ogni incontro, i dirigenti delle banche non perdono occasione per dire quanto osteggino le dichiarazioni di Trump sui cambiamenti climatici e quanto vorrebbero investire in fonti rinnovabili. Ma poi in pratica continuano dimostrare l’esatto contrario, e le loro policy – o quantomeno le loro scelte – sono oggi in forte contrasto con gli obiettivi climatici a lungo termine.
Da qui la presa di posizione di BankTrack, che ha scelto nei mesi scorsi di dare il via a un movimento di divestment che vuole far pressione sulle banche, creando un movimento dal basso capace di promuovere gli investimenti equi in un’economia di transizione.
Una decisione forte, almeno dal punto di vista politico, i cui risultati a medio termine sarà interessante monitorare.