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Home›mercati e trend›Finanza sostenibile: the new era

Finanza sostenibile: the new era

By webmasterfr
Marzo 6, 2018
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“Finanza sostenibile: the new era” cosa significa? Significa che siamo ormai di fronte ad una importante evoluzione di quello che è, o comunque dovrebbe essere, un concetto sempre più presente in finanza: la sostenibilità.
Tutto cominciò nel 1987, da una definizione di sostenibilità proposta dalla Commissione Brundtland delle U.N.: “Uno sviluppo in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quella futura”.

Finanza sostenibile 1.0

Come si intersecano, ad oggi, il mondo della finanza e l’aspetto della sostenibilità? Gli aspetti da considerare sono due:

  1. Le grandi e le medie imprese quotate sui mercati finanziari hanno degli obblighi specifici di rendicontazione extra-finanziaria (cfr “direttiva Barnier” recepita in Italia nel D.Lgs. 254/2016). Ciò significa preparare e rendere pubblico un bilancio integrato con informazioni e dati che forniscono la misura dell’impatto socio/ambientale dell’azienda.
  2. I fondi che applicano criteri di sostenibilità (fondi che fanno finanza Sri) incaricano propri analisti o consulenti esterni per valutare le società su cui investire, proprio nel rispetto di questa loro “etica professionale”. Si tratta però di informazioni disponibili solo per chi dà mandato di tale analisi; il mercato ne è escluso.

Finanza sostenibile 2.0: gli attori principali

Gli attori in scena sono tanti, ma coloro che hanno deciso di ufficializzare questa svolta sono fondamentalmente 22. Si tratta di attori istituzionali attivi nella finanza sostenibile, quali Amundi, Axa, Bnp Paribas, Candriam, Euronext ed altri ancora.
Nel dicembre 2017 a Parigi, nell’ambito di un incontro sul clima, essi hanno firmato un documento che ha come obiettivo quello di avviare un nuovo percorso per la finanza sostenibile. Un ruolo importante è ricoperto anche dalla Commissione Europea e dall’High-level expertsgroup on sustainable finance.

Finanza sostenibile 2.0: i contenuti

Il documento sottoscritto dalle 22 istituzioni pone un duplice obiettivo:

  1. che le aziende quotate si dotino di un rating di sostenibilità;
  2. che si sviluppi un mercato di agenzie di rating che possano offrire valutazioni indipendenti, pubbliche e che utilizzino metodologie standard.

Finanza sostenibile 1.0 e 2.0 a confronto

Le differenze sostanziali tra i due modelli sono:

  1. l’istituzione di un’agenzia indipendente dagli investitori che produrrebbe documentazione e valutazioni a disposizione di tutto il mercato e non solo di chi commissiona l’analisi. Il principio fondante di tali analisi è “l’investment grade”, ovvero una valutazione di merito sostenibile e pubblica.
  2. Si riducono i rischi di conflitti d’interesse tra gli investitori e le aziende sotto analisi.
  3. Le metodologie standard e condivise sono poi importantissime proprio nell’ottica di una metrica di valutazione comune.

Modello di riferimento è quello adottato dall’agenzia di rating britannica “Standard Ethics”, che ormai da 15 anni opera in questo modo: non sono gli investitori a darle l’incarico per una consulenza interna, bensì le imprese. Il rating di sostenibilità risultante può successivamente esser reso pubblico.

In conclusione…

Si è giunti finalmente alla formulazione di “un’etica standard”.
Il futuro diventa sempre più chiaro perché si chiariscono pian piano gli atteggiamenti richiesti alle maggiori economie del pianeta: dagli accordi sul clima (noti alla maggioranza) alle richieste più specifiche indirizzate alle imprese.
Si è creato un vero e proprio paradigma in cui si muovono legislatori e regolatori e che anche i grandi investitori intendono sviluppare perché dà modo di individuare rischi sistemici e ed obiettivi generali.

Un meccanismo che, se ben oliato, darà sicuramente i suoi frutti , nell’interesse di tutti.

TagssostenibilitàSRI
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