Finanza sostenibile e trappole
Anche quando vogliamo fare la cosa giusta, il nostro cervello può portarci fuori strada. Capire come funziona la nostra mente è il primo passo per scegliere davvero in modo consapevole.
Parlare di finanza sostenibile significa parlare di investimenti, certo. Ma significa anche parlare di scelte, di intenzioni, di coerenza tra ciò che pensiamo e ciò che facciamo. E quando si parla di scelte, c’è un campo della conoscenza che ci può aiutare moltissimo: la finanza comportamentale.
Questa disciplina, che unisce economia e psicologia, ci spiega come gli esseri umani – quindi anche gli investitori – spesso prendano decisioni non razionali. Non perché siano stupidi, ma perché tutti, nessuno escluso, sono influenzati da bias cognitivi: automatismi mentali, scorciatoie, pregiudizi inconsapevoli. Utili per risparmiare energia nel quotidiano, ma a volte ingannevoli quando si tratta di fare scelte complesse, come quelle finanziarie.
E quando queste scelte coinvolgono anche aspetti etici, ambientali e sociali – come negli investimenti sostenibili – il rischio di cadere in trappole mentali diventa ancora più alto.
Investire in ciò che “conosci”: ma quanto lo conosci davvero?
Uno dei bias più diffusi è quello della familiarità. Tendiamo a fidarci di ciò che ci suona noto: il marchio che vediamo in TV, l’azienda di cui parlano tutti, il fondo che ci ha proposto la banca “di sempre”.
Questo vale anche nella sostenibilità: ci convinciamo che un investimento sia etico solo perché è legato a un nome noto o a una causa che ci sta a cuore.
Ma la finanza sostenibile richiede più attenzione. Spesso le imprese davvero più impegnate sul fronte ambientale e sociale sono quelle meno appariscenti, meno “patinate”, ma più concrete nei comportamenti. Fidarsi solo di ciò che conosciamo può farci scegliere male, o perdere occasioni più coerenti con i nostri valori.
Quando cerchiamo solo le conferme
Un altro bias molto potente è quello della conferma. Una volta che ci siamo fatti un’idea su un certo investimento – ad esempio “questo fondo è sostenibile” o “questa azienda è green” – tendiamo a cercare solo informazioni che rafforzino questa convinzione. Ignoriamo (spesso senza accorgercene) dati che vanno nella direzione opposta.
Nella finanza responsabile, questo è un rischio serio. Perché possiamo finire col sostenere progetti che in realtà non generano l’impatto che vorremmo. Aprirsi al dubbio, al confronto, anche al cambio di rotta, è segno di maturità finanziaria.
Occhio a come ci viene raccontata
Il modo in cui un prodotto finanziario viene presentato influenza moltissimo la nostra percezione. È l’effetto framing: la stessa informazione, se detta in un modo piuttosto che in un altro, può suscitare reazioni molto diverse.
Ad esempio: dire che un fondo “investe il 70% in titoli a basso impatto ambientale” suona rassicurante. Ma se aggiungiamo che il restante 30% è esposto a settori fossili, la prospettiva cambia. Eppure è la stessa informazione, vista da due angolazioni diverse.
Ecco perché è importante non fermarsi allo slogan o all’etichetta (“verde”, “etico”, “a impatto”). Chiedere, leggere, confrontare. Anche con il supporto di chi può aiutarti a tradurre i tecnicismi in linguaggio umano.
Urgenza e pazienza: un equilibrio necessario
Quando sentiamo parlare di crisi climatica, disuguaglianze, emergenze sociali, nasce spesso in noi il desiderio di “fare qualcosa subito”. È naturale, ed è bello. Ma in finanza – anche quella sostenibile – serve un equilibrio tra urgenza e progettualità.
Agire in fretta, senza avere chiari i propri obiettivi o senza capire davvero dove vanno a finire i propri soldi, può portare a scelte impulsive, poco efficaci o addirittura controproducenti. La pazienza, in questo contesto, non è lentezza: è profondità.
La forza (e la fatica) di cambiare
Infine, c’è un bias silenzioso ma potentissimo: quello dello status quo. Tendiamo a mantenere le nostre abitudini, anche se non ci convincono più. Vale per la banca, per il portafoglio investimenti, per i servizi finanziari. Cambiare costa fatica. Ma anche restare fermi ha un costo, spesso nascosto.
La finanza responsabile ci chiede di interrogarci, di domandarci se ciò che possediamo rispecchia ancora ciò in cui crediamo. È una domanda scomoda, ma necessaria.
Perché serve una guida
Conoscere questi meccanismi non significa diventarne immuni. Ma aiuta a prenderne consapevolezza, e ad agire con più lucidità. Qui entra in gioco il consulente finanziario responsabile: non solo come tecnico, ma come compagno di viaggio. Qualcuno che ti aiuta a distinguere tra convinzioni e realtà, tra percezioni e dati. E che ti accompagna nel costruire un percorso che sia tuo, davvero tuo, non dettato da automatismi o pressioni esterne.
Investire in modo sostenibile è un atto di fiducia, verso il futuro e verso se stessi. Ma per essere autentico, deve nascere da scelte consapevoli. E per essere consapevoli, dobbiamo prima imparare a conoscere – e a riconoscere – le trappole della nostra mente.
Se avessi qualsiasi tipo di dubbio non esitare a contattarmi.
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