ESG, questione di famiglia
In Italia, le imprese familiari sono ovunque. Esse costituiscono la struttura portante del nostro sistema produttivo: piccole e medie aziende, spesso nate dal coraggio di un fondatore, cresciute con sacrificio, tramandate di generazione in generazione. In molti casi, hanno saputo resistere alle crisi grazie alla loro flessibilità, alla visione di lungo termine, a un forte legame con il territorio.
Eppure, quando si parla di sostenibilità e di criteri ESG, queste stesse imprese sembrano spesso escluse dal discorso. Come se la finanza responsabile fosse roba da multinazionali o da fondi istituzionali. Ma è davvero così?
ESG: UN LINGUAGGIO NUOVO PER VALORI ANTICHI
Molte imprese familiari, senza saperlo, sono ESG da decenni. Investono nel benessere dei dipendenti, scelgono fornitori locali, preservano le risorse naturali che alimentano il loro business. Lo fanno per cultura, per responsabilità, per istinto. Non perché qualche norma glielo chieda. Ma raramente misurano questi aspetti, e quasi mai li comunicano in modo strutturato.
È qui che il linguaggio ESG può essere utile. Non per imporre etichette, ma per “dare strumenti a chi già vive certi valori”. Per trasformare l’intuizione in consapevolezza, la prassi in strategia, l’identità in vantaggio competitivo.
SOSTENIBILITÀ FA RIMA CON CONTINUITÀ
L’impresa di famiglia ragiona sul lungo periodo. Spesso non ha investitori da accontentare ogni trimestre, ma figli e nipoti da preparare. Questo la rende più propensa a scegliere modelli di crescita sostenibili, anche se meno appariscenti. L’obiettivo non è solo “crescere” ma “durare”. E la sostenibilità, se ben integrata, diventa una leva di continuità generazionale, non un costo da giustificare.
Anche il legame con il territorio è un punto di forza: le imprese familiari sanno che il loro benessere è legato a quello della comunità locale. Una filiera sana, una forza lavoro stabile, un ambiente non compromesso: tutto questo ha un valore, anche se non sempre finisce nei bilanci.
DOVE SERVE ACCOMPAGNAMENTO
Tutto questo potenziale, però, rischia di restare nascosto senza un supporto adeguato. Spesso l’imprenditore è solo davanti a una mole crescente di richieste: rendicontazione non finanziaria, tassonomia, piani ESG, stakeholder engagement…
Qui entra in gioco il ruolo di un professionista (o, meglio ancora, un team) capace di tradurre i princìpi della sostenibilità in azioni concrete, misurabili, compatibili con la dimensione e le risorse dell’impresa familiare. Che sappia anche coinvolgere la generazione entrante, trasformando la sostenibilità in un terreno di dialogo tra chi ha costruito e chi erediterà.
SOSTENIBILITÀ COME EREDITÀ, NON COME MODA
Integrare la sostenibilità in un’impresa familiare non è una concessione ai tempi, ma un modo per trasmettere valore anche oltre il patrimonio. È dire: “non ti lascio solo un’azienda, ma un’azienda in grado di stare al mondo che cambia”. È un gesto di fiducia e di visione.
E proprio perché la sostenibilità può parlare il linguaggio della tradizione — quello del rispetto, della responsabilità, del buon senso — ha la forza per radicarsi anche là dove si pensava fosse solo un’idea da grandi gruppi internazionali.
L’impresa di famiglia ha già dentro di sé i semi dell’ESG.
Serve solo qualcuno che innaffi la terra e li aiuti a fiorire.