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Home›parole sostenibili›Sostenibilità, più sostanza

Sostenibilità, più sostanza

By webmasterfr
Giugno 13, 2025
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Per anni la sostenibilità è stata raccontata come una patente di legittimità: “fai qualche azione green e i consumatori ti apprezzeranno di più”. Oggi lo scenario è cambiato. Complice la pressione normativa, l’evoluzione delle catene di fornitura e – soprattutto – le preferenze di clienti e lavoratori, la sostenibilità è diventata un fattore strutturale di competitività.

Chi integra obiettivi ambientali e sociali nella propria strategia non lo fa per moda, ma perché ne riconosce il valore concreto. In primo luogo, riesce ad anticipare rischi normativi, reputazionali o legati all’approvvigionamento. Poi sa che, così facendo, innova più facilmente prodotti e processi, anche grazie a una maggiore attenzione alla qualità e all’efficienza. Inoltre, ha accesso con maggiore facilità a capitale paziente e strumenti agevolati. E, non da ultimo, diventa più attrattivo per quei professionisti – sempre più numerosi – che cercano un senso in ciò che fanno, non solo uno stipendio.

Vediamolo all’opera attraverso tre storie, diverse per settore e dimensione, utili a sfatare il mito “sostenibilità = costo”.

TRE CASI CONCRETI DI SOSTENIBILITÀ

Caso 1 – Il cosmetico rigenerativo di Davines (Italia)

Nata come piccola azienda familiare a Parma, Davines ha fondato la propria crescita internazionale su packaging riciclabile, formule a ridotto impatto e investimenti in filiere agricole rigenerative. Grazie a questi capisaldi – comunicati con trasparenza nel Bilancio di Sostenibilità e riflessi nei prezzi “premium” – l’azienda è passata da nicchia “green” a brand di riferimento nella cosmetica professionale, con margini superiori alla media del settore. La sostenibilità, qui, ha aperto mercati esteri e consentito partnership con saloni attenti a qualità e valori condivisi.

Caso 2 – Interface e il tappeto carbon negative (USA)

Il produttore di moquette modulare Interface ha trasformato un problema ambientale – l’intensità di emissioni delle fibre sintetiche – in leva di leadership tecnologica. Dopo vent’anni di ricerca su materiali bio-based e riciclo di reti da pesca, nel 2020 ha lanciato i primi pavimenti “carbon negative”. Il risultato? Contratti preferenziali con i grandi studi di architettura che progettano edifici a basse emissioni e un posizionamento distintivo difficile da imitare, perché fondato su know-how proprietario lungo l’intera catena del valore.

Caso 3 – I consorzi vitivinicoli cooperativi del Trentino-Alto Adige

Sul versante agroalimentare, diversi consorzi di piccole cantine cooperative hanno adottato protocolli di coltivazione biologica certificata, riducendo fitofarmaci e introducendo energia rinnovabile in cantina. Il passo successivo è stato collegare la rete di fornitori locali a piattaforme turistiche *slow*: le visite in vigna e gli *wine lodge* hanno raddoppiato il margine sulla vendita diretta di bottiglie e reso il territorio più attrattivo. In questo caso, la sostenibilità ha generato non solo nuovo fatturato, ma anche resilienza socio-economica nell’area rurale.

CHE COSA ACCOMUNA I TRE ESEMPI

C’è un filo rosso che unisce tutte le storie raccontate: in nessun caso la sostenibilità è stata trattata come una strategia di facciata. Si è trattato, piuttosto, di scelte profonde, che hanno trasformato il modo stesso in cui l’impresa opera: dalla ricerca e sviluppo alla logistica, fino al modello di business. In altre parole, non una vernice verde, ma una ristrutturazione vera.

Un altro elemento comune è la presenza di metriche chiare e condivisibili. Che si tratti di CO₂ evitata, di percentuali di materiale riciclato, di impatto sociale sul territorio, ogni azienda ha saputo misurare e raccontare il valore generato, superando le promesse generiche per entrare nel merito.

Infine, tutte e tre le realtà hanno saputo usare questi dati non solo per comunicare all’esterno, ma anche per dialogare in modo evoluto con il mondo finanziario. Hanno saputo tradurre la loro sostenibilità in un linguaggio comprensibile per investitori, banche e stakeholders, negoziando condizioni più favorevoli o giustificando un posizionamento da leader sul mercato.

COME TRASFORMARE LO SFORZO IN VANTAGGIO

Naturalmente, il passaggio da buone intenzioni a vantaggio competitivo richiede metodo. Innanzitutto, serve una mappatura attenta del proprio impatto: non tutto conta allo stesso modo, e ogni impresa deve identificare con onestà i fattori davvero rilevanti per il proprio settore, il proprio territorio, la propria filiera.

Da lì parte il lavoro più delicato: definire obiettivi di miglioramento chiari, progressivi, e possibilmente pubblici. Questo tipo di trasparenza non è solo una garanzia per l’esterno, ma anche un potente strumento interno per creare cultura e responsabilità diffusa.

Il terzo passaggio, spesso sottovalutato, è integrare la sostenibilità nei numeri aziendali: sapere quanto si è risparmiato grazie all’efficienza energetica, quanto si è ottenuto in termini di premi assicurativi più bassi o di condizioni di prestito migliorate. Perché è lì, nel conto economico, che la sostenibilità mostra anche la sua concretezza.

E infine, è fondamentale raccontare tutto questo con autenticità. Nessuna impresa è perfetta, ma condividere limiti e progressi in modo onesto rafforza la credibilità e protegge dal rischio di essere accusati di greenwashing.

IL CONSULENTE FINANZIARIO, ALLEATO PREZIOSO

In questo scenario in evoluzione, il consulente finanziario può rappresentare un alleato strategico. Non solo per selezionare strumenti di investimento o reperire risorse, ma per aiutare l’imprenditore a dare coerenza economica e sostenibile al proprio percorso.

Un buon consulente traduce i progetti d’impatto in business plan solidi, comprensibili anche dal mondo bancario. Sa orientarsi tra le forme di finanza agevolata e le opportunità offerte da strumenti ESG-linked. Ma soprattutto, affianca l’impresa nella lettura dei propri risultati, non solo in termini economici ma anche ambientali e sociali, contribuendo a costruire una visione di insieme utile per chi guida l’azienda ogni giorno.

È in questa sinergia – tra desiderio di impatto e disciplina finanziaria – che la sostenibilità cessa di essere slogan e si consolida come vantaggio competitivo durevole.

In sintesi: la sostenibilità non è un premio di consolazione per idealisti, né una tassa da pagare per “stare al passo”. È – già oggi – il modo in cui aziende lungimiranti stanno conquistando clienti, talenti e capitali. Chi saprà coglierlo per tempo potrà non solo resistere ai cambiamenti, ma guidarli.

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