Una pensione responsabile!
Solo fino a qualche decennio fa, la pensione era vista come una promessa messa per iscritto tra le righe del patto sociale: lavori molti anni della tua vita, versi i contributi, e, quando sarà arrivato il momento, lo Stato si prenderà cura di te . Un accordo non perfetto, certo, ma chiaro. Oggi, però, quel patto non regge più.
Viviamo in un Paese dove le culle sono sempre più vuote, dove le carriere sono spesso frammentate, e dove si vive più a lungo — per fortuna — ma anche con più incertezze. La matematica non mente: sempre meno lavoratori devono sostenere sempre più pensionati. È evidente che la previdenza pubblica, da sola, non basta più.
Ecco perché si parla sempre più spesso di previdenza complementare. Non per moda, ma per necessità. Oggi costruirsi un “secondo pilastro” pensionistico non è un lusso per previdenti, ma una scelta quasi obbligata per chi vuole garantirsi un futuro dignitoso.
Che tipo di futuro vogliamo finanziare?
Quando si sottoscrive un fondo pensione, non si compie solo un gesto di risparmio, ma si fa una scelta di investimento. I contributi che versiamo ogni mese vengono impiegati sui mercati, in imprese, in titoli, in progetti. Ma raramente ci chiediamo in quali. E con quale impatto sul mondo che ci circonda.
Ha senso costruire il proprio futuro investendo, ad esempio, in aziende che contribuiscono al degrado ambientale? O in modelli economici che penalizzano diritti sociali, diversità, qualità del lavoro?
Forse no. O, perlomeno, dovremmo saperlo. Dovremmo scegliere con consapevolezza.
Previdenza sostenibile: più che un’etichetta, una direzione
Un piano pensionistico sostenibile non è solo quello che esclude carbone, armi e tabacco — anche se già sarebbe qualcosa. È quello che cerca attivamente di sostenere aziende e progetti che generano valore nel lungo periodo: ambientale, sociale, culturale.
Non si tratta solo di “fare del bene” con i propri soldi, ma di investire in realtà che, oltre a produrre utili, migliorano le condizioni di vita delle persone, riducono gli sprechi, innovano in direzione giusta. È anche una forma di prudenza, se vogliamo. Perché investire in chi distrugge il proprio contesto ambientale o sociale significa esporsi a rischi reali: normativi, reputazionali, economici.
Anche l’inclusione è un tema urgente
Quando parliamo di sostenibilità nella previdenza, non possiamo limitarci alla dimensione ambientale. C’è un enorme tema sociale che riguarda chi oggi è ai margini del sistema: i giovani con contratti intermittenti, le donne con carriere interrotte, i lavoratori autonomi con redditi discontinui, i migranti che versano contributi senza garanzie.
La previdenza sostenibile, se vuole esserlo davvero, deve includere anche loro. Non può essere solo uno strumento per chi ha già una posizione lavorativa forte e continuativa. Serve più flessibilità, più accessibilità, più educazione. E serve una cultura nuova, che smetta di considerare la pensione come qualcosa di lontano, da “rimandare a quando sarà ora”.
E l’Italia come si muove?
Alcuni fondi pensione stanno già lavorando in questa direzione, introducendo linee “etiche” o “ESG” che iniziano ad allineare rendimento e responsabilità. Certo, si tratta ancora di una nicchia. Spesso queste opzioni non sono le più visibili, né le più proposte da chi vende prodotti finanziari. E talvolta, va detto, dietro l’etichetta verde si nasconde poca sostanza.
È qui che il ruolo del consulente finanziario diventa decisivo. Chi fa questo mestiere non può più limitarsi a spiegare la differenza tra un fondo a capitalizzazione e uno a ripartizione. Deve aiutare le persone a capire dove vanno i loro soldi, che tipo di mondo finanziano, e se quel mondo è compatibile con i loro valori. Perché investire nel proprio futuro significa anche scegliere che tipo di futuro si vuole costruire.
Una pensione che guarda avanti
Alla fine, non si tratta solo di numeri. La pensione non è un accumulo passivo, ma una dichiarazione silenziosa: sto costruendo qualcosa che durerà, che avrà senso anche quando non lavorerò più.
E allora, perché non farlo sostenendo progetti che rendono più vivibile il presente e più equo il domani?
La finanza responsabile comincia anche da qui. Dal futuro che ci immaginiamo quando smettiamo di correre e iniziamo a raccogliere i frutti. Possibilmente senza rimorsi.
Se hai qualche domanda da pormi non esitare a contattarmi.
Scrivimi all’indirizzo mauro.ventura@finanzaresponsabile.it
Ti aspetto!