PMI, sostenibile si può!
C’è un’idea ancora molto diffusa, ma sempre meno vera: che la sostenibilità sia una cosa da “grandi”. Grandi aziende, grandi budget, grandi campagne. Come se le PMI dovessero accontentarsi di seguire da lontano, rincorrere adempimenti, subire richieste della filiera o delle banche.
La realtà è diversa. Le piccole e medie imprese sono il cuore produttivo del nostro Paese, e stanno dimostrando — spesso in silenzio — che la transizione sostenibile può partire anche da loro. Ma serve un cambio di mentalità. E serve una rete di strumenti, incentivi e consulenza concreta per accompagnarle in questo percorso.
PERCHÉ HA SENSO (ANCHE ECONOMICO) PUNTARE SULLA SOSTENIBILITÀ
Fare impresa oggi significa confrontarsi con sfide nuove: dai cambiamenti climatici all’aumento dei costi energetici, passando per l’attenzione crescente alla trasparenza e ai diritti umani lungo le filiere. Ma affrontare queste sfide con serietà non è solo una scelta etica: è anche una strategia vincente.
Le imprese che investono in sostenibilità riescono spesso a ridurre consumi e sprechi, a migliorare la propria reputazione, ad attrarre collaboratori motivati e clienti più attenti. Non solo: sempre più spesso trovano più facile accedere a bandi, finanziamenti e condizioni di credito favorevoli, proprio perché dimostrano una visione di lungo termine. In un contesto globale in cui le grandi aziende impongono standard ESG ai propri fornitori, essere pronti sul fronte della sostenibilità diventa anche un vantaggio competitivo.
In altre parole, la sostenibilità non è solo una questione di valori. È una scelta di buon senso imprenditoriale, che può rafforzare la posizione dell’impresa nel mercato e migliorarne la solidità nel tempo.
QUALI STRUMENTI PER LE PMI?
Il panorama è ampio e in continua evoluzione. Ma alcune leve oggi disponibili meritano attenzione:
1. Certificazioni e rating ESG “light”
Esistono protocolli semplificati pensati per le PMI, che consentono di valutare e comunicare il proprio livello di sostenibilità senza per forza passare da audit costosi o complessi. Alcune camere di commercio, associazioni di categoria e piattaforme digitali offrono supporto in questo senso.
2. Bandi e incentivi pubblici
Dal PNRR ai fondi regionali, molte risorse sono state stanziate per progetti che riguardano la transizione ecologica, l’innovazione digitale sostenibile, l’economia circolare. Il problema, spesso, è sapersi orientare. Qui entra in gioco il ruolo del consulente (finanziario e non solo).
3. Finanza agevolata e strumenti ESG-linked
Crescono i prodotti finanziari — prestiti, leasing, minibond — il cui costo è legato al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. Se ben strutturati, questi strumenti possono premiare le imprese virtuose e stimolare percorsi di miglioramento.
4. Partnership e reti d’impresa
Molte PMI stanno affrontando la transizione unendosi in reti o collaborando con startup, centri di ricerca, università. Anche in questo caso, i finanziamenti premiano chi fa sistema.
IL RISCHIO DA EVITARE: SUBIRE LA SOSTENIBILITÀ
Il pericolo più grande per le PMI non è “non essere sostenibili”. È vivere la sostenibilità come un obbligo calato dall’alto, un adempimento in più da spuntare per non avere problemi. In questa logica, si rischia il greenwashing inconsapevole, l’inefficacia, la frustrazione.
Il passaggio chiave è riconoscere che ogni impresa può trovare la propria strada verso la sostenibilità, coerente con la sua dimensione, il suo settore, la sua storia. Non tutte devono diventare carbon neutral in tre anni. Ma tutte possono iniziare a misurare il proprio impatto, a ridurre ciò che inquina o spreca, a restituire qualcosa al territorio.
IL RUOLO DEL CONSULENTE? COSTRUIRE PONTI
In questo percorso, il consulente finanziario può essere un punto di snodo importante. Non come esperto “di tutto”, ma come figura capace di mettere in rete competenze, di orientare tra strumenti e opportunità, di aiutare l’imprenditore a legare sostenibilità e solidità finanziaria.
Perché una PMI che sceglie la transizione sostenibile ha bisogno, più che di slogan, di un progetto credibile, accessibile e accompagnato. E questo progetto può — e deve — partire da domande molto concrete:
“Come sto usando le mie risorse?”
“Cosa posso migliorare davvero?”
“Che cosa voglio lasciare oltre al profitto?”
La transizione non è solo per chi parte avvantaggiato.
È per chi decide di partire. E di non farlo da solo.